In Nigeria le violazioni da parte di Boko Haram contro i bambini sono numerose e tra queste vi sono l’uccisione, la mutilazione, il reclutamento forzato, il rapimento, la violenza sessuale e gli attacchi contro scuole ed ospedali. Le Nazioni Unite hanno riscontrato oltre 3.000 violazioni da parte di Boko Haram contro i bambini nel nord-est del paese tra gennaio 2017 e dicembre 2019, tra cui oltre 1.000 bambini uccisi e l’uso di oltre 200 bambini per attacchi suicidi. L’efferatezza del terrorismo rappresenta un grave rischio per i diritti dei minori in Africa e nel Sahel.
“L’Assalto all’educazione occidentale” e la violazione dei diritti dei minori in Nigeria
Boko Haram ha gravemente violato la salute e i diritti dei bambini in Nigeria. Tra il 2009 e il 2015 l’organizzazione terroristica ha attaccato e distrutto più di 900 scuole e portato alla chiusura di più di 1.500 istituti per l’istruzione in quello che è stato definito come un vero e proprio “assalto contro l’educazione occidentale”.
Solo tra il 20 febbraio e il primo marzo 2012 Boko Haram ha dato alle fiamme 12 scuole elementari, spesso attraverso attacchi coordinati contro più scuole. A seguito di questi attacchi si stima che 5.000 studenti non sono più potuti andare a scuola. In seguito a quegli attacchi un presunto portavoce di Boko Haram, Abul Qaqa, ha affermato che gli attacchi erano una risposta a quelli subiti dalle scuole coraniche ed all’arresto di insegnati islamici da parte delle forze di sicurezza. A tal proposito, si rileva che i funzionari nigeriani hanno a lungo accusato alcuni insegnati islamici del Nord-Est della Nigeria di utilizzare le scuole coraniche come luogo di reclutamento e formazione dei nuovi membri di Boko Haram. Occorre evidenziare che gli attacchi alle scuole ostacolano l’accesso all’istruzione di migliaia di bambini in Nigeria. I bambini da una parte rischiano la vita, dall’altra potrebbero vedere le scuole chiuse e abbandonare del tutto il percorso scolastico. Anche quando le classi riprendono dopo un attacco, la qualità dell’istruzione ne risente poiché gli studenti e gli insegnanti hanno paura e il materiale didattico viene danneggiato. Infine le minacce degli attacchi possono anche costringere le scuole vicine a chiudere o i genitori a tenere i figli a casa. A ciò si aggiunge che, a partire dal 2014, Boko Haram ha iniziato a rapire bambini e bambine da queste scuole per affiliarli all’organizzazione terroristica e costringerli ad affiancare i militanti, spesso per compiere attentanti suicidi.
Un ulteriore pericolo per i diritti dei bambini è stato rappresentato dalla Civilian Joint Task Force (CJTF), gruppo locale formatosi nel 2013 per sostenere le forze di sicurezza nigeriane e contrastare le azioni di Boko Haram. Il gruppo è stato accusato di abusi come l’uccisione di uomini accanto ad una fossa comune, la deviazione di cibo destinato a famiglie affamate, il pestaggio di uomini e violenze sessuali sistematiche contro le donne. A ciò si aggiunge che la Civilian Joint Task Force nel 2016 è stata elencata negli allegati del Rapporto annuale del Segretariato generale per i bambini e i conflitti armati per il reclutamento e l’utilizzo dei bambini. Nel 2017 il gruppoha siglato, insieme ad UNICEF, un Piano d’Azione in cui si è impegnato a mettere in atto una serie di misure per porre fine e prevenire il reclutamento e l’utilizzo di bambini attraverso l’identificazione e la liberazione di tutti i bambini all’interno delle file del gruppo e l’istruzione dei suoi membri di non reclutare o ricorrere in alcun modo a bambini in futuro. Recentemente la Civilian Joint Task Force è stata elogiata dal gruppo di lavoro del Consiglio di sicurezza sui bambini ed i conflitti armati in quanto avrebbe facilitato il disimpegno di 2.203 ragazzi dalle sue fila. A ciò si aggiungerebbe il fatto che le Nazioni Unite non hanno riscontrato nuovi casi di reclutamento da parte del gruppo.
L’educazione secondo Boko Haram
Come già è evidente dal nome per Boko Haram – solitamente tradotto con “l’educazione occidentale è proibita” – il tema dell’educazione è fondamentale: l’organizzazione terroristica disapprova totalmente l’istruzione occidentale e impone lo studio secondo i precetti della Shari’a. L’educazione secondo Boko Haram può essere unicamente religiosa e riservata solo al genere maschile e per questo motivo attacca gli istituti femminili o gli istituti di cui non riesce a controllare il percorso di studio o che usano i libri di testo occidentali. Ciò farebbe parte della strategia di Boko Haram per imporre una forma molto rigorosa di Shari’a in Nigeria così da porre fine alla corruzione del governo ed alla diseguaglianza economica. Entrambe causate, secondo l’organizzazione, dalla cultura occidentale e dall’occidentalizzazione della Nigeria.
L’educazione, inoltre, è importante perché i minori nei gruppi terroristici, a differenza dei bambini soldato, vengono sottoposti ad un intenso indottrinamento ideologico. I minori che finiscono nelle mani di Boko Haram infatti, imparano a desiderare di voler essere parte dell’organizzazione terroristica ed imparano ad odiare tutto ciò che viene considerato di origine occidentale, tramite la coercizione e l’esposizione prolungata alla “cultura del martirio”. Ai bambini viene quindi insegnato a resistere, lottare e soffrire per la vittoria finale e che il martirio non è un mezzo o una tattica di guerra, bensì un fine e un’impresa comunitaria. Boko Haram sottopone i bambini ad un intenso addestramento spirituale in cui vengono celebrati i dettagli della Jihad e si ricordano le ricompense che i martiri avranno nell’Al di là insieme alla propria famiglia, quest’ultima al contempo godrà di benefici durante la vita. Infine i bambini vengono addestrati all’uso delle armi e vengono iniziati al massacro, dapprima come testimoni poi come esecutori diretti.
Il fenomeno dei bambini Kamikaze nella regione del lago Ciad
Nell’ultimo decennio si è tristemente assistito all’allarmante crescita del fenomeno dei bambini kamikaze nella regione del lago Ciad, al confine tra Ciad, Camerun, Niger e Nigeria. Nel 2018 l’UNICEF ha dichiarato che Boko Haram utilizza i prigionieri civili per effettuare gli attentati suicidi e che un crescente numero di questi sono bambini: nel 2017 la percentuale di minori impiegati negli attentati è quadruplicata rispetto l’anno precedente. Altro dato tragico relativo in merito è relativo al genere preferito dal gruppo per gli attentati ed i criteri di selezione. Dal primo gennaio 2017 ad agosto del 2018, 83 minori sono stati obbligati a farsi saltare in aria nel nord-est della Nigeria: 55 di questi erano bambine, molte delle quali sotto i 15 anni. Proprio l’età delle bambine e ragazze rapite è importante per l’organizzazione terroristica: Boko Haram “seleziona” ragazze molto giovani e donne anziane per farle diventare kamikaze, mentre le ragazze in età da concepimento, tra i 14 e i 19 anni, sono tenute in vita perché, secondo l’organizzazione terroristica, queste sono più “utili” per procreare. La violenza sulle donne compiuta da Boko Haram nella regione del lago Ciad aggiunge una pagina drammatica alla storia della condizione femminile in Nigeria ed in Africa.
L’aumento dell’utilizzo dei bambini, progressivamente più piccoli, è dovuta al fatto che Boko Haram è riuscita a padroneggiare la tecnologia dei micro ordigni, rendendo possibile l’uso dei minori a fini strategici. In questo modo l’organizzazione terroristica è potuta penetrare in luoghi affollati dove i minori non erano visti con sospetto. L’utilizzo dei minori negli attacchi ha però avuto un impatto drammatico sulla popolazione civile: ha creato sospetti e timori nei confronti dei prigionieri e dei bambini che erano stati rilasciati, salvati o che erano fuggiti da Boko Haram. Di conseguenza, gli ostaggi di Boko Haram hanno affrontato la violenza dell’organizzazione terroristica e la stigmatizzazione da parte della società. Molti bambini, infine, sono stati arrestati arbitrariamente.
L’infanzia annullata da Boko Haram: i bambini nigeriani tra trauma e stigma
I bambini che finiscono nelle mani di Boko Haram vedono la propria infanzia annullata e si trovano ad affrontare problemi psicologici stratificati in quanto il trauma di essere testimoni di violenze, od il fatto di essere partecipi delle atrocità, si può sovrapporre ad una preesistente condizione psicologica. Molti bambini non riescono ad accettare la violenza delle azioni che hanno compiuto mentre erano sotto il controllo dell’organizzazione terroristica. Molti bambini, infine, possono riscontrare “disturbi dell’identità”: il trauma genera una “frattura” emotiva nel minore tale da minarne il senso di stabilità, di sicurezza, di identità e di salute fisica e psichica.
La sofferenza psicologica dei minori viene aggravata dalle azioni delle forze di sicurezza. Tra gennaio 2013 e marzo 2019, le forze armate nigeriane hanno arrestato oltre 3.600 bambini per presunta associazione con gruppi armati. Sono stati detenuti in condizioni di grave sovraffollamento e squallore, sono stati picchiati od hanno sofferto la fame. La stragrande maggioranza di questi bambini non è mai stata accusata di un crimine o portata davanti a un giudice e sono stati detenuti per mesi o addirittura anni, tagliati fuori dal mondo esterno e dalle loro famiglie. Si pensi che un ragazzo è stato arrestato quando aveva solo 5 anni, mentre un altro è stato detenuto per 2 anni solo per aver venduto delle patate dolci ai membri di Boko Haram nel tentativo di fare soldi per la sua famiglia. Altri ancora sono stati arrestati mentre fuggivano dai miliziani dell’organizzazione.
Nel dicembre 2020 Human Rights Watch ha dichiarato che il governo Nigeriano avrebbe dovuto conformarsi alle nuove raccomandazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le raccomandazioni chiedevano di rilasciare immediatamente i bambini dalla detenzione militare per presunta associazione a Boko Haram, permettendo così il percorso di reinserimento presso le autorità civili. Il gruppo di lavoro del Consiglio di sicurezza sui bambini e i conflitti armati ha espresso grave preoccupazione per la detenzione dei bambini: questa non fa che aumentare le sofferenze che hanno già vissuto a causa di Boko Haram. Il gruppo di lavoro del Consiglio di sicurezza ha rilevato che le forze di sicurezza hanno rilasciato 1.591 bambini dalle strutture di detenzione tra il gennaio 2017 e il dicembre 2019. L’attuale numero di bambini detenuti però non è noto in quanto le autorità hanno negato all’ONU l’accesso ai centri di detenzione.
La Nigeria nel 1991 ha ratificato la “Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’infanzia” del 1989 e, di fronte ai numerosi diritti non garantiti e spesso violati nello Stato, il trattamento post-traumatico dei minori è di vitale importanza per la salute del minore e nazionale: la continua sovraesposizione alla violenza ha conseguenze devastanti per il bambino e rischia di avere effetti a lungo termine nelle nuove generazione della Nigeria e degli altri paesi della regione.
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Fonti e Approfondimenti
Human Rights Watch – Nigeria Releases More Children and Youth from Military Prison
Human Rights Watch – Nigeria: Boko Haram Targeting Schools
Human Rights Watch – Nigeria: Stop Jailing Children for Alleged Boko Haram Ties
Orsini A., a cura di (2019). Il terrorismo in Africa. Roma: Luiss University Press.
The Atlantic – The Culture of Martyrdom
Vice-presidente Large Movements APS | Climate Change e Migration Specialist | Dottore in Relazioni Internazionali | Blogger in Geopolitica, Geoeconomia e tematiche Migratorie | Referente LM Environment
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