Etiopia
Etiopia
(A cura di Angelo Lerro)
I territori odiernamente facenti parte della Repubblica di Etiopia hanno una storia plurimillenaria, da molti infatti considerata addirittura la culla dell’umanità, per via dei numerosissimi ritrovamenti di resti di Australopithecus lungo la Rift Valley. Lo sguardo di Romani e Greci alle terre del basso Nilo e degli immensi altopiani era per lo più relegato a fascino e mistero infatti queste terre così lontane erano le “ultime” di cui si avevano conoscenze e racconti. La storia della civilizzazione dell’acrocoro etiopico comincia dalla immigrazione e successiva colonizzazione di popolazioni proveniente dalla vicina e maggiormente sviluppata penisola arabica. Tali popolazioni introdussero la scrittura e la lingua semitica e si integrarono con le popolazioni autoctone, creando le basi per il futuro sviluppo culturale e sociale della regione. Il risultato più evidente di questa mistiche culturale fu la fondazione (circa nel 100 d.C.) e lo sviluppo del
regno di Axum, regno inferiore per produzione culturale e floridità economica solo ai contemporanei impero Romano e Persiano. Il primo rilevante avvicinamento culturale fra il bacino del Mediterraneo e le terre comprese fra il mar Rosso e le foci del Nilo Azzurro (lago Tana) fu la diffusione del
Cristianesimo ad opera di due siriani: Edesio e Frumezio. Cristianesimo che presto divenne religione di stato permettendo la creazione di un rapporto privilegiato con l’Impero bizantino e con la Chiesa Copta d’Egitto. Anche la parola del profeta Maometto non tardò a giungere alle orecchie delle popolazioni etiopi che però non fu mai pervasiva come nelle regioni dell’Africa del Nord. La diffusione del credo islamico nelle terre d’Arabia e nel odierno Maghreb ebbe l’effetto di isolare le genti dei monti e altopiani etiopici portando all’impoverimento del leggendario Regno di Axum. Più di una dinastia si alternò alla guida dei popoli etiopici duranti i quali gli antichi confini del Regno di Axum (succeduto dall’impero etiope) si espansero verso le terre meridionali. In questi secoli si consolidò il futuro inscindibile legame fra stato e chiesa copta rendendo l’impero uno stato teocratico.
L’Etiopia moderna
I confini come li conosciamo oggi derivano da un’opera di consolidamento del potere di Addis Abeba nella regione, grazie al regno di
Menelik II (1889 – 1913). Il re allargò i confini etiopi inglobando i territori dell’odierno sud-est e sud-ovest etiope, abitati da varie e diverse etnie, fra tutte l’etnia oromo. Fu durante il regno di Menelik, sfruttando l’apertura del canale di Suez (1869), che i territori etiopici conobbero un relativo sviluppo infrastrutturale ed economico. Proprio in questo contesto avvennerò le prime ingerenze italiane nel corno d’Africa, (acquisizione del porto eritreo di Assab). I conflitti fra Regno d’Italia ed Impero etiope non tardarono a sorgere, in particolare con la guerra d’Eritrea conclusasi nel 1889 con il trattato degli Uccialli; pace che però ebbe vita breve, infatti usando come pretesto delle differenti traduzioni del trattato il Regno d’Italia rivendicò territori prima sul suolo eritreo e poi in quello etiope. Conflitti che terminarono con il trattato di Adis Abeba del 1895 che congelò i rapporti fra l’Italia e l’impero africano. Successivamente utilizzando come giustificazione l’incidente del Ual Ual l’Italia fascista invase l’impero etiope durante il regno di Selassiè. Il conflitto si consumò velocemente a favore del Regno d’Italia sia per la superiorità numerica e tecnologica che per l’utilizzo di armi chimiche. L’occupazione italiana fu violenta e crudele e terminò nel 1942 grazie all’azione britannica in Africa orientale. Dopo la seconda guerra mondiale Eritrea, da sempre sotto l’influenza culturale e politica di Addis Abeba, tramite la risoluzione n. 360 del 1950 venne federata all’Etiopia. Negli anni successivi l’imperatore
Selassiè riuscì ad annettere direttamente la più debole Eritrea. L’imperatore riprese il cammino verso l’industrializzazione e lo sviluppo del paese, che si interruppe nuovamente negli anni ’70, quando successivamente alla crisi energetica mondiale del 1973 e ad una violentissima carestia, il paese visse anni di profonda crisi. La preoccupante tenuta del paese causò un notevole malcontento fra le varie classi sociali della comunità etiope, da che ne conseguirono numerosi scioperi che, aumentando l’instabilità del paese, causarono la caduta del governo presieduto da Aklilu Habte-Wold. Nel 1974 neanche l’intervento di Selassiè riuscì a sedare le agitazione e rivolte popolari, che si conclusero con la guerra civile promossa dai
DERG, fronte militare di stampo marxista-leninista, che spodestò l’imperatore e convertì l’ordinamento etiope in un stato comunista. Il fronte dei DERG era fortemente disomogeneo nella sua composizione interna, la fazione che prevalse fu quella più radicale, guidata dal maggiore Menghistu Hailé
Mariàm, il quale grazie all’appoggio di aiuti esterni dell’URSS governò incontrastato; governo, quello guidato dal maggiore Mariàm, passato alla storia per la particolare ferocia, avendo mietuto centinaia di miglia di morti fra oppositori politici e minoranze etniche (terrore rosso). La Repubblica Democratica Popolare d’Etiopia, così denominata, attraversò carestie, guerre (Somalia) e rivolte etniche dei fronti di liberazioni, che causarono anni dolorosamente turbolenti che in concomitanza dello smembramento dell’URSS e dei suoi stati satelliti ne causarono la dissoluzione. La fine della Repubblica popolare comportò la fuga del maggiore Mariam in Zimbabwe da dove, in contumacia, fu condannato dall’alta corte federale d’Etiopia per genocidio e crimini di guerra. Il sistema giuridico odierno deriva da un periodo di transizione fra il 1991 e 1994 anno nel quale fu promulgata la nuova Costituzione che riformò profondamente il potere legislativo, esecutivo e giudiziario etiope. I primi anni della nuova repubblica furono contraddistinti dalle numerose vittorie alle elezioni di
Meles Zenawi, leader del Fronte di Liberazione del Tigrè, e dalla guerra di confine con l’Eritrea (1998-2001), resasi indipendente nel 1993, che causò, oltre a violenze di vario tipo alle popolazioni, un ingente numero di vittime. Successivamente alle elezioni del 2005 Zenawi (divenuto leader del Fronte democratico rivoluzionario etiope) si intestò la vittoria ancor prima del definitivo spoglio delle schede elettorali ed eliminò quasi qualsiasi spazio di visibilità mediatica alle opposizioni, che reagirono con proteste e scioperi. Proteste che furono sedate attraverso l’uso ingente della forza e di atti intimidatori delle forze dell’ordine ed esercito, guidati del governo federale di Addis Abeba, come testimoniato da numerose organizzazioni internazionali. Furono denunciati decine di vittime e arresti sommari ad oppositori politici, fra cui esponenti dell’opposizione CDU e giornalisti indipendenti. Le successive elezioni videro trionfare ancora una volta Zenawi anche in questa occasione con forti sospetti di brogli elettorali e pressioni governative. In questo grave clima istituzionale l’Etiopia come tutta l’africa orientale ha attraversato una terribile carestia (2012) che costrinse il governo ad un importante ripensamento delle proprie politiche improntate, dopo di essa, principalmente all’autosufficienza alimentare. Zenawi muore improvvisamente nel 2012 lasciando il governo al suo vice Mariam Desaleg per i successivi tre anni, il quale non modificò l’atteggiamento intimidatorio nei confronti delle opposizioni successivamente le elezioni, che furono nuovamente oggetto di denunce da parte delle opposizioni e degli osservatori internazionali, (arresti uccisioni ecc.). Ribellioni si accesero nelle zone periferiche del paese connotate da una forte impronte etnica che furono domate secondo Human Rights Watch con circa 500 morti e più di mille arresti. Successivamente ad un’altra dura carestia (Nino) e alle continue pressioni interne delle varie etnie diverse da quella dominante tigrina-asmara, Desaleg si dimise lasciando spazio a
Abiy Ahmed Alì, del ODPO, primo presidente oromo. Il 25 ottobre del 2018 è stata nominata presidente della Repubblica la diplomatica Sahle-Uork Zeudé, prima donna capo di stato di uno stato africano. Attualmente la Repubblica gode di un importante fiducia, da parte della comunità internazionale, per quanto concerne la stabilità del paese e il suo processo di democratizzazione.
Struttura dello stato, ambiente ed economia
Struttura dello stato
Come è possibile osservare nel
Preambolo della Costituzione, entrata in vigore nel 1995 e tutt’ora vigente, il patto alla base della Federazione Etiope, ha il suo perno nella libera autodeterminazione delle nazioni-etnie storicamente rientranti nei confini etiopi. A conferma della centralità dell’aspetto etnico nella Federazione vi è l’art 8 della Costituzione nel quale viene sancito come la sovranità appartenga alle singole nazioni. La struttura dello stato, insieme allo Stato federale centrale, prevede oltre ai due territori autonomi (Addis Abeba e Dire Dawa) anche l’esistenza
di 9 stati regionali, delimitati su base etnica fra i quali vi è lo Stato del Southern Nations, Nationalities and Peoples composto da circa 46 gruppi etnici; aspetto indubbiamente caratteristico della carta costituzionale etiope è la possibilità che, nel tempo, si formino nuovi stati regionali sempre su base etnica. Ogni ente repubblicano esercita autonomamente, nei limiti delle materie ad esso attribuiti, come previsto in costituzione, il potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Il capo di stato, il Presidente della Repubblica, viene eletto ogni sei anni, con il limite del secondo mandato, con maggioranza assoluta dalle due camere in seduta congiunta (
https://www.senato.it/3182?newsletter_item=1727&newsletter_numero=162). L’operato del governo si legittima nella fiducia con il parlamento il quale è formato da due camere:
House of People Rappresentative e House of Federation. Quest’ultima camera ha però un numero variabile di membri, essendovi obbligatoriamente almeno un rappresentante per stato regionale più un rappresentante ogni milione di abitanti. Infine, per quanto concerne la giurisdizione di costituzionalità, diversamente dagli altri stati federali, la funzione di interprete della carta fondamentale etiope non è affidato ad una Corte Costituzionale bensì alla House of Federation, rappresentante dei singoli stati regionali.
Ambiente e clima
Il territorio etiope trova la sua cifra caratterizzante in una forte e marcata disomogeneità. Nel paese infatti sono presenti deserti, pianure come del resto numerose steppe, il che garantisce a queste terre un importante patrimonio sia in termini di flora che di fauna. Ciò che però contraddistingue i paesaggi etiopi sono indubbiamente i due altopiani, quello etiope, sul quale sorgono vette fino ai 4000 metri, e altopiano somalo divisi fra di loro dalla Fossa di Galla facente parte della celebre Rift Valley. Per quanto riguarda il clima anche esso presenta caratteri tutt’altro che omogenei, come è possibile immaginare vista la diversa morfologia del paese. Sugli altopiani il clima è di tipo tropicale monsonico ma incontrandosi con l’elevata altitudine degli altopiani viene stemperato, nelle tipiche oscillazioni di temperatura, dandone una connotazione maggiormente mite. Allo scendere dell’altitudine le temperature aumentano fino a toccare addirittura la media di 36 gradi, su base annua, nella famosa depressione della Dacalia, naturale prolungamento della Fossa di Galla. Le piogge nella regione, ad eccezione di alcune specifiche zone, sono piuttosto frequenti per via della presenza di importanti rilievi sugli altopiani. L’Etiopia, come molti altri stati della fascia equatoriale-subtropicale, è particolarmente a rischio per ciò che concerne il surriscaldamento globale e il conseguente cambiamento climatico. Infatti nelle zone più aride del paese le già disastrose carestie, derivanti dalla mancanza di precipitazioni, potrebbero aumentare di numero e nella durata. Un esempio di ciò è la drammatica condizione del
popolo Afar, autoctono delle regioni del nord-est del paese, che
dal 2014 al 2018 ha vissuto una delle peggiori siccità della sua storia. Quasi 800 mila animali morti rende l’idea da quanto questo popolo si sia trovato sull’orlo della totale desolazione. Costretti a migrare nelle regioni limitrofe spesso divengono rifugiati interni e rischiano conflitti per la spartizione delle sempre poche risorse. Per quanto il governo stia pensando a dei piani volti a tutelarsi in caso di ulteriori future carestie il pericolo è dietro l’angolo, essendo da sempre i territori etiopi soggetti a devastanti siccità e carestie che non potranno che aumentare con l’innalzamento delle temperature globali.
Economia, risorse ed energia
L’Etiopia ormai da quasi un decennio rientra sicuramente fra le economie mondiali con il miglior tasso di crescita. La politica etiope a tal proposito considera l’attuale andamento economico come un vero e proprio rinascimento che collocherebbe Addis Abeba al ruolo di capitale del continente, immaginando così l’Etiopia come la “locomotiva africana” (
https://www.limesonline.com/cartaceo/quante-afriche-in-africa). I motivi del successo economico etiope, che giova ricordare ha coinvolto superficialmente le masse di agricoltori degli altopiani, sono molteplici ma il principale è sicuramente il suo posizionamento geo-politico. La crescita economica è sospinta principalmente da investimenti pubblici finanziati in particolar modo dalle
Repubblica Popolare Cinese ma anche dalla consapevolezza in sede diplomatica, con gli altri paesi della regione, di godere dell’appoggio
di Washington che considera l’Etiopia baluardo contro il terrorismo islamico nel corno d’Africa. Sebbene la crescita economica etiope abbia superato anche le previsioni, già ottimistiche, degli istituti internazionali, non ha ancora strappato l’Etiopia dal servilismo del settore primario. Ai dati del 2017 il 66% della forza lavoro etiope è ascrivibile all’agricoltura e all’allevamento: nei territori dell’altopiano sono di particolare importanza le culture di caffè e sesamo mentre nelle zone meno elevate è diffuso il raccolto di cotone e mais. Questione rilevante connessa al settore primario è
l’art. 40 della Costituzione laddove formalmente attribuisce la proprietà delle terre allo Stato etiope e ai suoi popoli (
https://www.focsiv.it/wp-content/uploads/2019/12/Cap_5-Rapporto_Land_030519.pdf). Sostanzialmente l’unico modo per la popolazione di accedere alla terra è affittandola per un massimo di 99 anni rendendo monche le reali potenzialità del settore. L’industria che costituisce circa il 24% del PIL si concentra sul settore tessile e alimentare, ma grande rilevanza - soprattutto per i rapporti con l’estero - ha acquisito il settore energetico (
http://www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=060 ). Addis Abeba ha da sempre patito la dipendenza energetica dalla vicina penisola arabica. Nel prospettive future il governo etiope sogna di vedersi indipendente dal punto di vista energetico fino al punto di poter esportare energia attraverso la costruzione e il completamento di
dighe sui suoi corsi fluviali, in primis il
Nilo Azzurro. Tale complesso di dighe regalerebbe all’Etiopia, oltre che un importantissimo approvvigionamento energetico, anche un importare arma in sede diplomatica con i vicini Sudan ed Egitto, essendo questi stati dipendenti dal corso dei fiumi che nascono nei laghi e altopiani etiopi.
Religioni ed etnie
Ebraismo
Come suggerisce la millenaria storia della cultura etiope numerose sono attualmente le fedi presenti all’interno del suo territorio. Fra le religioni monoteiste la prima a diffondersi nell’attuale Etiopia fu quella ebraica tramite gli stretti e diffusi rapporti commerciali con la vicina penisola arabica che determinarono il trasferimento negli altopiani di genti semitiche portatrici della Torah. Ad oggi nel nord-est del paese esiste una antichissima e per molto tempo sconosciuta comunità ebraica nota come
Beta Istrael. Per secoli rimasta totalmente isolata all’interno della propria nazione ma anche rispetto alle altre comunità ebraiche del vicino oriente. Comunità che ha perso molti dei sui componenti successivamente a operazioni promosse dallo Stato di Israele volte a trasportare le genti della zona nello stato affacciato sul Mediterraneo.
Cristianesimo
Di grande interesse teologico e culturale è il percorso nei secoli della comunità cristiana etiope per via dei suoi antichissimi riti. Da numerose testimonianze storiche l’attuale Etiopia fu una delle prime regioni del mondo a conoscere la diffusione della nuova fede cristiana fra le sue terre. Il successivo isolamento della regione dovuto alle conquiste dei popoli islamici ha notevolmente accentuato le particolarità della
Chiesa Copta etiope, in particolare fin dal concilio di Caledonia del 451 sulla natura di Gesù Cristo: nel cristianesimo copto la natura di Cristo è unicamente divina e non sia umana che divina come si sostiene nel credo cattolico. Le particolarità della Chiesa copta etiope sta anche nei suoi riti, antichissimi, specchio di come sarebbero state le prime comunità cristiane all’indomani della prima diffusione del cristianesimo. I fedeli cristiani in Etiopia contano circa i 2/3 della popolazione, formando così il primo gruppo religioso in quasi tutti gli stati regionali con l’eccezione dello stato regionale somalo dove le comunità cristiano copte sono nell’espressione di piccole minoranze.
Islam
L’Etiopia per via della sua vicinanza con la penisola arabica, patria e primo luogo di diffusione dell’Islam, vide fin da i primi decenni del VII secolo la diffusione del credo del Profeta Maometto. Rispetto però agli altri stati del corno d’Africa la presenza di fedeli di fede mussulmana si aggira intorno al 30% della popolazione, situata in particolare nel sud del paese nell’altopiano somalo; anche se vi è una numerosa comunità islamica nella capitale Addis Abeba. Per quanto la minoranza mussulmana nel paese sia tutt’altro che irrilevante dal punto di vista strettamente numerico, essa ha influenzato la società, cultura e lo stato etiope molto meno di quanto ci si possa aspettare; il motivo deriva dall’impossibilità, fino al 1974 per la popolazione di fede mussulmana di poter accedere alle cariche pubbliche comportando una limitazione dell’apporto della cultura musulmana etiope a quella dell’intera nazione del corno d’Africa.
Etnie
Come spesso accade all’interno degli stati africani, numerose sono le etnie abitanti l’Etiopia. Su una popolazione di più di 100 milioni di persone vi sono circa 70 etnie diverse, parlanti circa 80 lingue e 200 dialetti. Sebbene la federazione etiope come sancito direttamente dalla Costituzione si basi sul principio di autodeterminazione dei popoli nell’individuazione dei confini dei singoli stati regionali che compongo lo stato federale, le questioni di discriminazione etnica sono tutt’altro che una pagina lontana della storia etiope. Nelle zone di confine, e in particolare della
regione Oromo, gravi e ripetuti negli anni sono stati gli attacchi alle minoranze della zona; secondo il IDMI (Centro di monitoraggio degli sfollati interni, un gruppo di studio con sede a Ginevra) solo nel 2018 circa 70 mila civili sono stati costretti ad abbandonare la propria casa divenendo così sfollati, i quali riempiono le file dei numerosi campi profughi presenti nel territorio etiope. Le etnie principali etiopi sono quella
amara (27%)
tigrina (6,3%) formalmente separate ma sostanzialmente portatori dei medesimi interessi, abitanti del centro-nord del paese sono il nucleo storicamente dominante dello stato etiopico e nonché della Chiesa cristiano-copta. La prima etnia per numero di abitanti sono gli
oromo (34%) abitanti delle regioni meridionali di maggioranza mussulmana sebbene vi siano importanti comunità cristiane sul territorio; la loro organizzazione sociale si basa sulla Gadaa che inquadra gli uomini in fasce d’età e in base al censo, ed è praticata anche la poligamia. Di maggioranza mussulmana è l’etnia
Somala (6%) abitante nella zona dell’
Ogaden appunto regione confinate con la Somalia. Altre etnie meriterebbero sicuramente maggior attenzione ma quello su cui non si può non far rilievo sono le diffuse provocazioni e pregiudizi che le singole minoranze etniche subiscono nei rispettivi stati regionali; di fatto lo stato centrale federale si fa portatore delle garanzie costituzionali delle minoranze etniche nei singoli stati regionali, le discriminazioni infatti avvengono ad opera, normalmente, delle forze dell’ordine dei singoli stati regionali controllati da singole etnie dominanti.
Diritti umani
Per quanto concerne la tutela e la difesa dei diritti umani in Etiopia è d’obbligo sottolineare come dopo l’entrata in vigore della costituzione la situazione sta lentamente migliorando per quanto dal rapporto del 2014 delle Nazioni Unite l’Etiopia risulta 173 esima per la tutela dei diritti umani rientrando nella categoria “low human devolplment”. Ad oggi numerose sono le violazioni, come osservato dai rapporti sia di
Human Rights Watch che di
Amnesty International (
https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2019-2020/africa-sub-sahariana/etiopia/.) Come sottolineato sono le discriminazioni politiche e sociali delle minoranze etniche a destare le maggiori preoccupazioni agli osservatori internazionali; violazioni dei diritti umani che si verificano sia a livello federale ma soprattutto all’interno dei singoli stati regionali che, si ricorda, trovano la loro legittimazione proprio nell’autodeterminazione etnica. Tali minoranze oltre ad vedersi spesso negati diritti basilari come la libertà di associazione e libertà di espressione, sono state oggetto di numerose violenze ed eccidi commessi dalle forze dell’ordine dei vari stati regionali. Strutturali discriminazioni che hanno come perseguitati non soltanto soggetti politicizzati delle varie minoranze etniche ma anche semplicemente nei confronti della popolazione civile; il che fornisce solo un mero saggio della crudeltà di tali violenze. Se da una parte non è possibile non sottolineare un importante battaglia pro alfabetizzazione e contro la dispersione scolastica che il governo etiope sta promuovendo da anni, importanti sono le diseguaglianze fra bambini di sesso differente; differenti forme di violenza domestica sono diffuse infatti su bambine di tenera età, in modo più o meno omogeneo su tutto il territorio etiope: circa il 16% delle bambine sotto i 14 anni e circa il 65% dai 15 ai 49 hanno subito qualche forma di
mutilazione genitale - piaga quindi tutt’altro che risolta nel paese del corno d’Africa. Sempre rispetto la tutela dei diritti delle donne risulta drammatico il numero di ragazze obbligate a sposarsi prima del diciottesimo anno d’età, stimato in circa i 2/3 della popolazione minorenne femminile; altro dato sconcertante sono le gravissime condizioni sanitarie in cui la maggior parte delle donne etiopi sono costrette a partorire, si pensi che circa il 50% (
https://adozioneadistanza.actionaid.it/magazine/discriminazione-donne-mondo-etiopia/) delle morti femminili dipende da cause dirette o indirette connesse al parto. Infine, di altrettanta gravità è l’incapacità delle donne di potersi emancipare dalla famiglia sia per le numerose e diffuse violenze domestiche subite e sia per la sostanziale (non formale) incapacità di accedere alla terra e al credito.
Per quanto concerne i diritti della comunità
LGBT l’Etiopia si pone in una posizione a livello globale fra le meno sviluppate. Le discriminazioni sono consistenti e di massima gravità che toccano e incidono su ogni aspetto della vita degli appartenenti alla comunità LGBT. Del resto ciò che meglio fotografa la percezione che la comunità etiope, nella sua maggioranza, ha delle persone non-eterosessuali è
l’art. 629 del codice penale etiope laddove considera reato, con una pena fra 1 a 15 anni di reclusioni, il solo intrattenere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. Tale profonda discriminazione trova le sue radici nella percezione che l’élite politica e le massime cariche della Chiesa Copta hanno rispetto la comunità LGBT, considerata modificatrice dello status quo; del resto da un sondaggio del 2007 circa il 97% della popolazione etiope ritiene che l’omosessualità sia uno stile di vita che la società non dovrebbe accettare. Il quadro quindi oltre che essere drammatico allo stato attuale risulta ancor più grave se si comprende come sia la popolazione che l’élite della società siano fortemente ancorati ai retaggi discriminatori, imprigionando la tutela dei diritti LGBT in un profondo immobilismo.
Fonti
https://www.tpi.it/esteri/etnie-etiopia-eritrea-migranti-20181210212648/
https://www.undp.org/content/undp/en/home/presscenter/events/2014/july/HDR2014.html
https://www.limesonline.com/la-pace-fra-etiopia-ed-eritrea-cambia-il-corno-dafrica/107830
http://www.treccani.it/enciclopedia/etiopia/
https://www.wadidestination.com/blog/etiopia-le-etnie
https://www.savethechildren.it/press/mutilazioni-genitali-femminili-save-children-etiopia-ne-sono-vittime-il-16-delle-ragazze-sotto#:~:text=In%20Etiopia%2C%20il%2016%25%20delle,le%20ragazze%20della%20loro%20infanzia.
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