Land grabbing

Land grabbing:

significato, origine e problematiche

(A cura di Rainer Maria Baratti)

Cosa-è-Land-grabbing-large-movements Quando parliamo di Land grabbing ci riferiamo alla pratica di imprese e Stati stranieri che acquisiscono terre di altri paesi. Si tratta di una pratica che avviene da secoli e in gran parte del mondo ma il fenomeno del Land grabbing ha subito un mutamento fondamentale a partire dal 2006.  Inizialmente il fenomeno ha interessato maggiormente il continente africano ma la proporzione di terra acquisita va aumentando di anno in anno anche nei paesi dell’America Latina e nei paesi Asiatici.

Che cos’è il Land grabbing?

L’International Land Cohalition nel 2011 definì il Land grabbing come “accaparramento di terre fertili praticato in violazione di diritti umani senza consenso preventivo da parte delle popolazioni coinvolte e senza la minima considerazione dell’impatto socio-economico e ambientale ed evitando la conclusione dei contratti trasparenti”. Secondo la maggior parte degli studiosi il fenomeno del Land grabbing ha assunto maggiore importanza a partire dalla crisi economico-finanziaria del 2007/2008 e la concomitante crisi alimentare. Il Land grabbing viene considerato come una “riscoperta” della terra come bene produttivo e di consumo da parte degli Stati, delle compagnie finanziarie, delle banche, dei fondi di investimento e delle multinazionali. Questi sono considerati i soggetti protagonisti di tale fenomeno ed hanno lo scopo di acquistare o affittare vasti appezzamenti di terreno coltivabile in nazioni straniere per sopperire alla mancanza di derrate agricole e combustibili o per l’importanza che la terra va assumendo via via che diventa più rara e sterile. Quando si parla di Land grabbing, spesso si parla di una forma di neocolonialismo agricolo che mette in luce i movimenti finanziari verso gli alimenti e i terreni fertili. In questo senso paesi con grande disponibilità economica ma fortemente dipendenti dalle importazioni di alimenti, come l’Arabia Saudita, hanno deciso di acquistare i terreni esteri per diminuire la propria dipendenza dal commercio internazionale e sopperire alla mancanza di terreni fertili. Occorre notare che spesso la vendita dei grandi appezzamenti di terreno avviene attraverso la contrattazione di governi corrotti o non ufficiali o attraverso pratiche di espropriazione. In tale contesto i contadini locali perdono la propria fonte di reddito in quanto da una parte non detengono più la proprietà della terra, dall’altra perché gli attori che acquistano tali appezzamenti utilizzano manodopera del proprio paese.

L’origine della “riscoperta” dell’Land grabbing

Tra il 2007 e il 2009 due eventi hanno rappresentato un importante campanello di allarme: la Crisi Economica Globale e la Crisi Alimentare. Tra il 2007 e il 2009, in concomitanza con eventi climatico-ambientali estremi, si è avuta una profonda Crisi Alimentare che ha provocato un significativo aumento dei prezzi dei beni. Questi, con l’integrazione dei mercati, la finanziarizzazione del settore agricolo e gli eventi naturali, hanno aggravato l’instabilità del mercato agricolo, un mercato strutturalmente turbolento e concentrato in pochi attori. La crisi alimentare ha inoltre un nesso con la crisi dei mutui subprime, conosciuta come la Crisi Economica Globale del 2008, poiché ha comportato l’accaparramento di terre da parte degli attori finanziari come i fondi di investimento. Sostanzialmente gli investitori furono condotti verso i cosiddetti “beni-rifugio” come metalli preziosi e materie prime alimentari. La terra così si trasformò in asset finanziario di sicuro rendimento, avviando un circolo vizioso per il quale molti terreni lasciati improduttivi determinarono un calo di produzione e un aumento dei prezzi dei beni alimentari che a loro volta incisero negativamente sulla capacità di approvvigionamento alimentare dei paesi più poveri. Di conseguenza la terra è divenuta improvvisamente la destinazione di un’enorme massa di investimenti di capitale, sia per la sua materialità sia in quanto mezzo per accedere a una serie di produzioni in via di espansione. Sostanzialmente a partire dalla crisi alimentare del 2007-2009 si è registrata una crescita costante della domanda di terra da parte dei paesi di nuova industrializzazione. Da tale nesso ormai derivano migrazioni per lo più caratterizzate da crisi alimentari. Di conseguenza le migrazioni sono causate dal fatto che il bene agricolo è fortemente condizionato da attori che non sono più attori locali, come potevano essere i contadini. Poiché inoltre l’agricoltura e i terreni fertili diventano sempre più beni rari. Tra il contadino e la terra si frappone quindi un terzo elemento: la finanza. In questo senso sempre più frequentemente un tipo di coltivazione viene legato ad un indice di borsa e  i paesi meno avanzati si concentrano su quel tipo di coltivazione il cui indice è crescente. Ciò può mettere in crisi i paesi meno avanzati come nel caso della Costa d’Avorio che si concentrò sulla produzione di cacao attraverso la monocoltura. Non appena iniziò la speculazione su tale prodotto agricolo e il seguente calo del prezzo, l’economia ivoriana segnò la bancarotta. A tal proposito ad esempio Sassen ritiene, nel suo libro “Espulsioni”, che i programmi del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale, imposti in gran parte del sud globale negli anni ’80, hanno creato i presupposti per le attuali acquisizioni di terre su larga scala in paesi esteri. In altre parole il regime debitorio avrebbe operato come un fattore che ha contribuito a indebolire e impoverire i governi e che ciò ha facilitato la vendita di terre. Sassen nota che gli investimenti nelle acquisizioni di terra hanno determinato l’estromissione di altri settori. Per esempio, nell’Africa Subsahariana, poco prima della crisi alimentare, hanno iniziato a contrarsi gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) verso l’industria di massa, che può generare posti di lavoro e favorire la crescita di una classe media, e ad aumentare rapidamente gli investimenti nel settore primario: miniere, agricoltura e petrolio. Tale composizione degli IDE, per esempio in Nigeria, ha fatto sì che l’acquisizione delle terre ostacolasse gli investimenti nell’industria.

Paesi oggetto di acquisizione e origine degli investitori

Ma quali sono le nazioni che subiscono od operano il Land grabbing? Il progetto Land Matrix fornisce una buona panoramica a riguardo. Occorre specificare che però secondo tale progetto vengono inclusi nella definizione le misurazioni delle transazioni fondiarie che:
  1. Comportano il trasferimento, per effetto di vendita, affitto o concessione, di diritti di uso, controllo o possesso di terra;
  2. Implicano la conversione a usi commerciali su larga scala di terra utilizzata da piccoli coltivatori o per importanti funzioni ambientali;
  3. Riguardano estensioni di almeno 200 ettari e non sono state concluse prima dell’anno 2000, quando l’indice dei prezzi alimentari della FAO era al minimo.
Secondo i dati di Land Matrix del 2011 il Land grabbing tende a concentrarsi fortemente in Africa per un totale di 134 milioni di ettari,  43 milioni di ettari acquisiti in Asia e 19 milioni di ettari in America Latina. Le restati acquisizioni, pari a 5,4 milioni di ettari, sono situate nelle altre regioni del mondo, specialmente nell’Europa Orientale e in Oceania. Secondo Friis e Annette Reenberg i principali tipi di investitori che operano sono:
  1. I ricchi Stati petroliferi del golfo (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein, Oman, Kuwait, Giordania);
  2. I paesi asiatici popolosi e ricchi di capitale (Cina, Corea del sud, Giappone e India);
  3. Europa e Stati Uniti
  4. Imprese private di tutto il mondo
Invece i paesi che per la maggior parte sono colpiti da Land grabbing sono: Etiopia, Madagascar, Sudan, Tanzania, Mali e Mozambico. La stragrande maggioranza di questi sono paesi subsahariani e ubicati nell’Africa Orientale. Sostanzialmente nella grandissima parte dei casi a subire il Land grabbing sono i paesi più poveri e con gravi problemi istituzionali mentre i paesi che investono nella terra sono per la maggior parte i paesi con un grande forza economica ma anche con una grande necessità di terra. Occorre notare però che ci sono paesi come l’India che sono contemporaneamente artefici e vittime del Land grabbing.

Il problema del Land grabbing

Il Land grabbing si verifica quando gli investitori non consultano la popolazione locale prima di acquistare la terra su cui vivono e non forniscono loro un equo compenso. Il Land grabbing di solito avviene in segreto e spesso comporta lo sfratto di massa di famiglie povere, a volte con violenza comportando massicce violazioni di diritti umani. Come abbiamo accennato le acquisizioni di terre su vasta scala dovute al Land grabbing causano un gran numero di espulsioni di contadini e di piccole comunità di villaggio nonché livelli crescenti di tossicità della terra e dell’acqua nelle zone circostanti le piantagioni realizzate sulla terra acquistata. Quando non vengono utilizzate per l’agricoltura, queste terre possono essere oggetto di sfruttamento intensivo e di risorse come minerali o idrocarburi causando gravi forme di inquinamento. Il problema del Land grabbing quindi consiste nel provocare masse crescenti di sfollati e migranti che dalle zone rurali si spostano negli slums delle metropoli, mentre avanza inarrestabile la distruzione di villaggi ed economie di piccole coltivazioni dirette che, a lungo andare, degradano in grandi distese di terre ormai morte. Ulteriore problema è che la maggioranza delle acquisizioni, siano esse operate da multinazionali, Paesi stranieri o soggetti nazionali, hanno come conseguenza quella di favorire e rafforzare le èlite locali esacerbando i conflitti e le tensioni. Le questioni relative all'acquisizione di terreni, al land grabbing e alla corsa globale alla terra sono complesse. Ma una cosa è semplice: l’investimento nelle comunità povere è più vantaggioso quando rafforza e sostiene i diritti delle popolazioni alla terra e alle risorse correlate.

Se ti è piaciuto l'articolo Condividici!

Approfondimenti

Sassen S., Espulsioni, Brutalità e complessità nell’economia globale, Bologna, 2018

Friis C., Reenberg A., Land grab in Africa: Emerging Land System Drivers in a Teleconnected World, GLP International Project Office Report, n. 1, 2010

Land Matrix

Oxfam: Land grabs: Explaining the issue is no simple matter

GRAIN

Conoscere è resistere!

Condividi questo articolo e aiutaci a diffondere i nostri contenuti

Puoi continuare ad approfondire attraverso i nostri articoli:

Land Grabbing Piantagione
Land grabbing
Sara Massimi

Il Brasile e l’Ossimoro degli Agricoltori Senza Terra: Le Nuove Frontiere del Land Grabbing.

Immagina di avere una fattoria, tua da generazioni, dove insieme ad altre famiglie coltivate la terra ed usate quei prodotti per provvedere al sostentamento tuo e della tua famiglia. Ora immagina di far parte di una popolazione indigena, vivi in Amazzonia, conosci il mondo al di fuori ma rimani legato alle tue tradizioni ed al rispetto ed alla protezione della natura intorno a te, come i tuoi antenati hanno fatto per generazioni prima di te. Consideri inoltre sacra quella terra

Leggi tutto »
Land-grabbing-india
Land grabbing
Rainer Maria Baratti

L’India e le due facce del Land Grabbing

La Repubblica dell’India vive le due facce del Land grabbing in quanto da una parte acquista porzioni di terra all’estero, dall’altra vende la propria terra in nome dello sviluppo economico. In India, il 65% delle persone dipende dalla terra e, allo stesso tempo, l’economia globale vuole sempre più terra per le industrie, per le città, per le infrastrutture e per le piantagioni. In altre parole la globalizzazione e le nuove forme di colonialismo economico stanno portando a un massiccio accaparramento

Leggi tutto »