Bangladesh

Bangladesh

(A cura di Laura Sacher)

Il Bangladesh è una Repubblica popolare del sud-est asiatico, delimitata quasi interamente dall'India, ad eccezione di una piccola frontiera nel sud-est con il Myanmar (Birmania) e a sud dalla costa lungo la baia del Bengala. La capitale è Dhaka.  Il paese copre una superficie di 148,460 km2 con un totale di 149, 8 milioni di abitanti, classificandosi così come uno dei paesi più densamente abitato al mondo. A livello amministrativo, vi sono 8 divisioni territoriali, 64 distretti e 490 sotto distretti. Questo territorio è stato un avamposto di vari imperi per la presenza del fiume Gange ricco di limo, motivo di conquista anche degli Europei a partire dal XVI secolo. L’area del Bengala divenne parte dell’India britannica, dalla cui spartizione nel 1947 nacque il Pakistan, nell’ala orientale a maggioranza musulmana. Tra ala orientale e occidentale le richieste di autonomia furono il principale motivo di scontri e la creazione di un movimento indipendentista bengalese. Solo nel 1971 il Bangladesh ottenne l’indipendenza. Da quella data il paese è stato attraversato da molteplici colpi di stato militari, il cui partito di spicco è stato il Partito Nazionalista del Bangladesh, al potere dal 1973 con il movimento indipendentista della Lega Awami (AL) capeggiato da M. Rahnman. Proclamato lo stato di emergenza (1974), causa disordini e violenze interne ed il moltiplicarsi di catastrofiche inondazioni e carestie, la riforma costituzionale del 1975 trasformò il Bangladesh in una Repubblica presidenziale a partito unico, con un presidente dotato di ampi poteri; in cui la fedeltà all’islamismo era uno dei principi cardine dello Stato. Tuttavia, l’aggravarsi della situazione economica e sociale, accompagnata da una guerriglia tribale interna e le tensioni militari, portarono ad un colpo di Stato. H.N. Ershad sciolse il Parlamento e la legalità costituzionale fu ritrovata dopo 4 anni, nel 1986 quando furono indette le elezioni generali. Le ripetute proteste popolari fecero sì che Ershad dichiarò le dimissioni nel 1990. Nel 1991 la vittoria del Partito Nazionalista ristabilì il sistema parlamentare, con il governo guidato da Begum Khaleda Zia. Da quel momento in poi il Partito nazionalista e le forze di opposizione, il cui maggior esponente era la Lega Awami ritornarono in uno stato permanente di tensione. Nel 1996 le nuove consultazioni sancirono la vittoria della lega con Sheīkh Hasina Wazed a capo del governo, con un ridimensionamento del programma di privatizzazione e ponendo freno alla violenza etnica interna del Chittagong. Nel 2001 il governo tornò nelle mani di Begum Khaleda Zia, inasprendo ancora le tensioni tra i due partiti, il cui dialogo rimane tuttora particolarmente aspro. È stato il governo successivo di un regime di emergenza sostenuto dai militari ad aver riportato la democrazia in Bangladesh. Conseguenza di ciò sono state le elezioni della AL e del primo ministro Sheikh Hasina, nel 2008. Le ultime consultazioni per il Parlamento si sono tenute nel dicembre 2018, con la conferma di Sheīkh Hasina Wazed, esponente di AL.

Diritti

La Costituzione attuale, approvata dall’Assemblea costituente nel 1972, è il risultato di innumerevoli emendamenti, progressivamente più democratici a favore della libertà di espressione religiosa. Nonostante la legge garantisca una struttura democratica con una camera parlamentare, uno studio di Transparency International nel 2014 ha dichiarato una situazione di alta corruzione e un abuso del potere esecutivo su quello parlamentare. «I cittadini sono privi di qualsiasi mezzo per rendere conto ai rappresentanti eletti». Per quanto riguarda i diritti umani, vari studi di diverse entità nazionali e non, definiscono il paese in una situazione di precarietà per quanto riguarda la libertà di espressione e le condizioni dei detenuti in carcere (le statistiche del Dipartimento delle prigioni hanno dichiarato 153 morti nel 2016). Il Bangladesh è ancora uno dei paesi in cui la Costituzione prevede la pena di morte (Art. 32) con impiccagione come metodo di esecuzione. Nel 2019 Amnesty International ha documentato più di 220 condanne a morte. Ad inizio mese il governo ha reintrodotto la pena di morte in seguito a violenze di stupro. Un dato particolarmente allarmante del Bangladesh riguarda proprio i numeri di stupri quotidiani delle donne bangladesi. Una delle principali ONG nazionali attiva nella lotta contro gli abusi sessuali, Ain-O-Salish Kendra, ha dichiarato 975 stupri solo tra gennaio e settembre 2020, tra cui 208 stupri di gruppo. Inoltre, le statistiche si basano sulle informazioni provenienti dai media che spesso non corrispondono ai casi reali data l’accusa delle autorità che considerano le vittime le prime colpevoli. Le vittime infatti tendono a nascondere la violenza, per paura di subire un’ulteriore discriminazione. È la stessa società bangladese ad aver spesso considerato le violazioni contro le donne ed i minori come un comportamento connaturato nella natura dell’uomo. Per tale ragione, le famiglie delle vittime ricorrono a procedure legali molto raramente. I media, così, vengono a conoscenza dei casi solo in seguito alla morte della vittima o se si tratta di condizioni particolarmente a rischio. La comunità LGBT non ha ancora ufficialmente il diritto di sposarsi e le coppie omosessuali non possono adottare un figlio. La sezione 377 del Codice penale afferma che «la penetrazione è sufficiente a costituire il rapporto carnale necessario al reato […]». I dati circa gli arresti per tali cause non sono così chiari ma rimane evidente la discriminazione derivante da tale provvisione legale e il suo effetto intimidatorio per le coppie omosessuali. Inoltre, secondo la legge islamica (Sharia) qualsiasi attività sessuale al di fuori di quella del matrimonio eterosessuale è illegale e, essendo la popolazione per il 90% musulmana, la comunità LGBT è tutto fuorché protetta. Il regime del Bangladesh riconosce i transgender, noti come hijars, che nel 2013 hanno acquisito un vero e proprio status legale, che può essere trascritto direttamente nella sezione genere dei documenti di identità di tali persone. Tuttavia, questi diritti sembrano avere un puro riconoscimento formale, dato che, secondo uno studio di Global Human Rights Defence, gli hijras in quanto “individui semi-sacri che possono donare fertilità, prosperità e salute ad un neonato” sono oggetto di discriminazione ed esclusione sociale. Il governo a fronte delle dimostrazioni di violenza ed abuso di potere locale, sembra non applicare le leggi che salvaguardano i cittadini e le leggi non sono aggiornate da molti anni. Un altro dato eccezionale in Bangladesh è la giovane età con cui le ragazze decidono, o sono obbligate a sposarsi. La risposta della società civile è sempre più evidente: manifestazioni o attività culturali vengono organizzate con maggiore frequenza per sensibilizzare l’opinione pubblica ed arrivare ad un’educazione della politica che porti a termine ogni genere di violenza.

Politica e società

Al giorno d’oggi, lo scenario politico in Bangladesh è alquanto frammentato e caratterizzato da un’ampia varietà di partiti politici il cui dialogo avviene normalmente con dimostrazioni di forza e violente manifestazioni. Tuttavia, il governo è nelle mani dei due partiti politici storici del paese, la Lega Awami ed il Partito Nazionalista che si alternano, non pacificamente, il controllo del potere. Il Bangladesh rimane uno dei paesi ospitante un vasto numero di organizzazioni di terrorismo internazionale. Tra queste Al-Quaeda (AQIS), Daesh (IS) e Jama'atul Mujahideen Bangladesh (JMB). Tra i vari mercati illegali quello della droga è di particolare spicco, dove la yaba, un derivato delle metanfetamine, è largamente usata dalle fasce più povere della popolazione ed è anche una delle cause maggiori dell’alta percentuale di criminalità del paese. Si parla di “nuova guerra alla droga” in seguito alle dichiarazioni del governo a favore di una politica di repressione di tutti coloro che vendono e fanno uso di sostanze stupefacenti. L’educazione è un elemento importante per la società, nonostante ci siano ancora tanti passi da compiere verso l’uguaglianza. L’accesso alla scuola primaria rimane gratuito ed il governo prevede dei fondi per le famiglie con figlie femmine. Tuttavia, costi residui, come il pagamento per le divise obbligatorie, rappresenta ancora una barriera per le famiglie più povere. Gli ultimi dati, risalenti al 2016, stimano che il 72,8% della popolazione dai 15 anni in su gode di un livello minimo di istruzione, pari al saper leggere e scrivere. Ciò nonostante, gli indicatori dello sviluppo umano situano il Bangladesh al fondo della graduatoria mondiale per il livello di istruzione generale della popolazione. In base all’ultimo censo avvenuto nel 2011, il 90% della popolazione è musulmana sunnita, con una minoranza indù del 9,5% e la restante parte è principalmente cristiana o buddista. Parlando di minoranze e Bangladesh non si può non citare quella che è diventata la più grande popolazione senza Stato del mondo: l’etnia Rohingya, le cui violenze e discriminazioni hanno fatto loro acquisire la denominazione di “minoranza più perseguitata al mondo”. Di origini birmane i Rohingya sono una minoranza musulmana sunnita che risiede nell’area dello Stato di Rakhine (da cui l’etimologia del termine Rohang, Rakhine nella lingua locale), nel Myanmar a maggioranza buddista. Per motivi di vicinanza, il Bangladesh è da sempre uno dei paesi in cui l’etnia è stata costretta a rifugiarsi. Le origini di tale storia risalgono ad un passato molto meno recente rispetto alle notizie che hanno provato a far luce sulla minoranza Royingha. Essi non rientrano tra i gruppi etnici riconosciuti dalla legge del 1982, motivo per cui non sono mai stati riconosciuti dal loro stesso governo. Dal giugno 2012 si parla di una vera e propria «pulizia etnica» in seguito allo stupro e all'omicidio di una donna buddista in cui furono accusati tre ragazzi Rohingya. Da lì, un omicidio per vendetta da parte di civili ha causato la morte di oltre 200 uomini, donne e bambini Rohingya con la distruzione di centinaia di case. Secondi i dati di Refugees International, solo nel 2016, il numero di Rohingya arrivati in Bangladesh andava dai 200.000 ai 500.000, anche se solo 33.000 sono stati ufficialmente registrati.

Economia e società

Negli ultimi anni il Bangladesh ha dimostrato una notevole crescita economica: basato sulla linea di povertà nazionale di 1,90 dollari al giorno, il Bangladesh ha ridotto la povertà dal 44,2% del 1991, al 14,5% del 2019. La crescita del PIL è stata in media del 6,5% nell’ultimo decennio. Parallelamente l’aspettativa di vita, i tassi di alfabetizzazione e la produzione alimentare pro-capite sono aumentati significativamente. Tutti questi fattori hanno permesso al paese di raggiungere lo status di paese a basso reddito medio nel 2015. Un settore particolarmente sviluppato e che contribuisce all’economia nazionale è quello tessile ma l’economia generale rimane dipendente dalla produzione agricola. L’uomo rispetto alla donna gode in maniera evidente di maggiori diritti, come andare a scuola gratuitamente o, una volta diventato padre, decidere autonomamente il futuro sposo della figlia. Le spose bambine continuano ad essere numerosissime e il costo della dote è proporzionato all’età della bambina. Per questo motivo si cerca di rendere il più veloce possibile la ricerca perché ancora molte famiglie non possono permettersi di mantenere i propri figli. La dote, nonostante dichiarata illegale dallo stato, è ancora spesso la causa di torture per coloro che non riescono a estinguerla. La mancata indipendenza giudiziaria è un ulteriore elemento legato alla corruzione e all’interferenza politica nel sistema legale bangladese. Secondo un rapporto del Ministero degli Interni britannico del 2017, il grande arretrato di casi nel sistema giudiziario, tra i 2,3 e i 3 milioni, è causa di disfunzioni sistemiche e sovraffollamento delle carceri. Tale scenario determina anche l'incitamento a risolvere le controversie al di fuori del sistema giudiziario formale o ad un mancato sollevamento di controversie da parte dei cittadini. Con il termine shalish (basato sulla comunità) si suole indicare un processo di giustizia informale tipico bangladese, utilizzato per risolvere le controversie tra i membri della comunità attraverso persone influenti locali. Nel corso del tempo sono stati creati vari strumenti di shalish ma sono tutti privi di forza legale, non rispettando spesso l’uguaglianza di diritti tra uomini e donne.

Ambiente

L’ambiente è un elemento chiave nella vita dei bangladesi: durante i sei mesi di piogge gli uomini non possono lavorare e quindi le condizioni delle famiglie peggiorano drasticamente. Il territorio, data la presenza del Gange, è uno tra i più vulnerabili e a rischio di disastri naturali. Un report pubblicato dal Centro di Studi Internazionali e Strategici ha osservato che la frequenza di cicloni ed inondazioni è in continua crescita. Ad esempio, la frequenza delle grandi inondazioni è passata da ogni 20 a 5 anni. Conseguenza della precarietà ambiente è anche il sovraffollamento delle città dove emigrano i cittadini dalle campagne bangladesi. Nel 2040 si prevedono 10 milioni di nuovi migranti interni soltanto a causa del cambiamento climatico.  

Fonti e approfondimenti

https://www.internazionale.it/video/2017/05/24/clima-spose-bambine-bangladesh

https://www.cia.gov/library/publications/resources/the-world-factbook/geos/bg.html

https://coi.easo.europa.eu/administration/easo/PLib/Bangladesh_Country_Overview_December_2017.pdf

http://www.askbd.org/ask/2020/10/06/violence-against-women-rape-jan-sep-2020/

https://www.osservatoriodiritti.it/2018/07/03/bangladesh-dacca-droga-diritti-umani/

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