Egitto
Egitto
(A cura di Angelo Lerro)
Storia fino ai primi del ‘900
Le terre d’Egitto sono unanimemente considerate le zone in cui è nata la civiltà umana moderna; la foce del
Nilo infatti rappresenta lo spicchio occidentale della cosiddetta mezzaluna fertile. Prima della formazione di uno stato unitario egizio, le terre attraversate dal Nilo erano caratterizzate, come similmente del resto i territori del vicino oriente, da una parcellizzazione del potere politico. L’antico stato, come è comunemente conosciuto, nasce dall’unione fra l’Alto e Basso Egitto (3150 a.C. – 2700 a.C) e la susseguente incorporazione delle entità politiche minori. Nei secoli successivi numerose furono le dinastie e le forze che si alternarono alla guida dal
Regno d’Egitto, alternando periodi di assoluto splendore e ricchezza a tempi di decadimento e carestia, si pensi in questo senso che il regno d’Egitto è sopravvissuto, come entità quasi sempre indipendente, eccezion fatta per le conquiste degli Hyksos, numidi e Assiri, per circa 25 secoli. In questi due millenni e mezzo il potere si è mosso dal centro alla periferia a seconda della capacità delle dinastie di creare intorno a sé appartenenza politica e culturale. I popoli egizi, per quanto fossero sempre stati in contatto con le altre culture mediterranee, nel tempo si fecero portatori di una cultura e di una organizzazione sociale del tutto staccata da quelle dei popoli limitrofi. Negli ultimi secoli del primo millennio a.C. l’Egitto, per quanto mantenesse indici di sviluppo sia culturali che economici fra i più alti nel bacino del Mediterraneo, fu oggetto di conquista prima da
Alessandro Magno, dalla cui morte nacque la dinastia Tolemaica, e poi da Roma nel 30 a.C. ad opera di
Ottaviano Augusto. La conquista dell’Egitto fu di grande prestigio per il nascente Impero Romano, essendo quelle terre considerate come nobili e avanzate, si pensi, a tal proposito, che
Alessandra D’Egitto era la seconda città per abitanti, preceduta dalla sola Roma. Dopo l’annessione all’Impero, l’Egitto seguì le vicende di quest’ultimo compresa la sua divisione in oriente e occidente, appartenendo a quella orientale. Ciò che caratterizzò l’Egitto e le sue genti nei primi secoli del millennio fu sicuramente la diffusione prima e la stratificazione poi del cristianesimo; l’apostolo ed evangelista
Marco infatti predicò proprio ad Alessandria spargendo il verbo di Cristo, fondando così una delle prime comunità cristiane nell’Impero. Nei decenni a seguire il cristianesimo si diffuse sempre di più fra la popolazione egizia, tanto da rendere il capoluogo d’Egitto uno dei principali centri di diffusione del cristianesimo, come dimostra la fondazione della celebre Scuola catechetica di Alessandria. La chiesa di Alessandria, e conseguentemente le sue genti, rimasero uniti nella fede con le altre chiese cristiane del tempo rispetto alla natura unitaria, divina e umana, di Cristo; con il concilio di Caledonia del 451, nel quale si affermò la natura duale di Cristo (la natura divina e la natura umana, non un’unica perfetta) Alessandria, insieme ad altre chiese d’oriente, si separò dalla Chiesa romano-greca dando vita allo
scisma Copto, confessione tutt’ora largamente maggioritaria nel cristianesimo egiziano. L’Egitto nel VII secolo diviene oggetto delle mire espansionistiche degli
Arabi, rinnovati nella nuova fede mussulmana, che in poco più di un decennio consolidarono il loro dominio sulle terre del Nilo. Da qui in avanti l’Egitto fu sempre sotto il diretto controllo, o con forme più o meno indipendenti, di popoli mussulmani. Si alternarono varie dinastie di califfi dai Tulunidi ai
Mammelucchi (aristocrazia militare egizia), passando per Fatimidi e Abbassidi, durante le quali i territori egizi fiorino e sfiorirono a seconda della centralità che i sovrani diedero alla regione. Durante questa lunga dominazione islamica, l’Egitto cambiò radicalmente: la lingua, la religione e la cultura egizie furono sostituite in modo più o meno forzato dai corrispettivi arabi. L’Egitto sotto gli imperi/stati islamici oltre a trovarsi ridimensionato nella sua vocazione culturale ed economica si immerse completamente nel tessuto arabo/ medio-orientale che manterrà fino ai giorni d’oggi. Dopo un breve periodo di ritrovata centralità, grazie alla dinastia dei Mammelucchi, che rese Il Cairo, da piccola città ad una delle più importanti città del mondo islamico, l’Egitto fu conquistato nel 1517 dalla futura forza egemone della regione, i Turchi ottomani. Il periodo ottomano si contraddistinse per una serie di lotte intestine fra l’antica aristocrazia militare dei Mammelucchi, appoggiati dal clero egizio, e dai i vari rappresentanti dei sovrani ottomani. Il potere era perennemente in bilico dall’una o dall’altra parte con il risultato che verso la fine del XVIII secolo le grandi potenze cominciarono a vedere il Nilo come il ventre molle dell’impero Ottomano. Il primo a muoversi in tal senso fu, all’epoca generale,
Napoleone Buonaparte. Nel 1798 invase e conquistò l’Egitto, comportando l’intervento diretto di Istambul supportato dal Regno Unito, dal quale derivò la nuova annessione all’impero del territorio egiziano, che divenne sotto il comando di
Mehmet Alì vicereame con il nome di Chedivato di Egitto (vicereame d’Egitto). La crescente indipendenza del vicereame egizio creò le condizioni per un diretto scontro con il sultano di Istambul, essendo Mehemet Alì voglioso di sottomettere sia la Siria che l’Anatolia. I conflitti passarono alla storia come le guerre egizio-ottomane che videro contrapporre l’impero ottomano, alleato degli inglesi, e il vicereame egizio alleato dei francesi. La guerra si conclusione con un ridimensionamento dell’Egitto a favore di Istambul e di Londra. Negli anni successivi, connotati da una forte industrializzazione e dell’intensificazione dei traffici commerciali-marittimi, l'Egitto divenne del tutto dipendente, da un punto di vista economico, dalle potenze europee, in particolare Francia ed Reno Unito. Dipendenza economica che ebbe come contro altare un irrigidimento dell’Egitto nei confronti delle cancellerie europee, le quali dopo l’apertura del
canale di Suez (1869), ritennero di non poter più sopportare le ostilità del Cairo; il Regno Unito, insofferente per la poca collaborazione economica egizia, a più riprese sollecitò un cambio di atteggiamento della classe politica egiziana, che mai avvenne, portando Londra ad occupare militarmente Il Cairo nel 1882. Fino al 1914 formalmente l’Egitto rimaneva una provincia di Istambul, sotto il controllo britannico, ma con lo scoppio della prima guerra mondiale e l’alleanza dell’impero ottomano con Austria-Ungheria e Germania, l’Egitto divenne un protettorato dell’impero britannico e prese il nome di
Sultanato d’Egitto.
Storia contemporanea ed attualità
Dopo la prima guerra mondiale e dopo una lunga lotta contro le autorità britanniche, l’Egitto divenne formalmente indipendente (Regno d’Egitto) sebbene Londra mantenne il controllo militare del paese. Lo status quo rimase inalterato, compresa la parentesi della seconda guerra mondiale, fino al regno di
Faraq, caratterizzato da un sempre maggiore malcontento nei confronti dell’occupazione britannica. La monarchia egiziana era ritenuta interessata più alle esigenze degli alleati inglesi che ai bisogni del proprio popolo, che sommata alla sconfitta contro Israele del 1948 e alla diffusa corruzione del governo creò i presupposti per la futura rivoluzione egiziana. Protagonista della rivoluzione fu il generale
Naguib, esponente dei Liberi Ufficiali, che dopo numerose rivolte ad Il Cairo e la volontà del re Faraq di annullare le elezioni per il futuro governo, promosse il golpe del 22 luglio (il golpe fu solo anticipato essendo stato programmato per i primi di agosto). Personaggio centrale della rivoluzione e delle future vicende della da poco fondata Repubblica d’Egitto, fu il colonnello
Gamal Abd al-Naser (Nasser), eletto presidente nel 1956, il quale avviò, già nei primi giorni del suo mandato, il processo di nazionalizzazione del canale di Suez. Pochi mesi dopo, in risposta all’attacco diretto agli interessi franco-britannici, le due potenze europee occupano il canale e bombardano la capitale egizia. Pochi giorni prima del bombardamento Israele invase la penisola del Sinai ma le due super-potenze, URSS e USA imposero ai tre stati attaccanti di porre fine al conflitto. I decenni successivi furono caratterizzati da un sostanziale permanente stato di guerra nei confronti di Israele e dall’avvicinamento all’Urss. Alla morte di Nasser gli succede al-Sadat, che morirà in un attentato terroristico nel 1981. Il nuovo presidente
Mubarak, manterrà il potere fino al 2011 fino a che le pressioni, dovute alle numerose proteste diffuse in tutto il mondo arabo - la c.d. primavera araba - lo costrinsero alle dimissioni; governo, quello di Mubarak, connotato in politica estera da un avvicinamento costante agli Usa e alla fine delle ostilità formali con Israele. Eventi quelli del 2011 che incidono ancora oggi sul presente dell’Egitto. Attualmente il presidente della Repubblica egiziana è
Abel Fattah al-Sisi. Al-Sisi, dopo il golpe da lui provocato, divenne molto popolare nell’opinione pubblica egizia tanto da venir considerato Salvatore della patria; il tutto è confermato dalle percentuali bulgare (96%) avute alle elezioni presidenziali del 2014. La presidenza di al-Sisi è caratterizzata dal rafforzamento del sistema Egitto, in particolare i pilastri economici del paese, attraverso la conferma degli storici legami che l’Egitto aveva con Russia e Cina; inoltre il presidente pose fra le sue assolute priorità quella di garantire un’armonia confessionale e di combattere il radicalismo terroristico islamico. Rilevante per gli osservatori internazionali è il grave e profondo deterioramento della salvaguardia dei diritti umani avvenuto negli ultimi anni del regime in Egitto; i principali nemici del governo sono i vecchi o presunti sostenitori del destituito ex presidente Morsi. Ormai comuni sono le pratiche di tortura, intimidazione ed è stata reintrodotta la pena capitale.
Da un punto di vista di posizionamento estero l’Egitto, dopo la raggiunta indipendenza, si allineò con gli altri stati islamici nella lotta ad Israele e nel conseguente appoggio all’Urss. Negli anni l’Egitto, da Mubarak in poi, è progressivamente passato invece da uno stato nemico di Israele allo stato medio-orientale più vicino alle esigenze di Tel-aviv (oggi Gerusalemme) potendo contare così sull’appoggio di Washington nei rapporti con il vicino estero.
Ordinamento dello stato, economia e risorse
Successivamente al golpe del 1952 e la deposizione di re Faraq l’Egitto è devenuto una repubblica araba e socialista. La costituzione, differentemente dai vicini arabi, vieta partiti su base confessionale (art. 74) e afferma solennemente che l’Egitto debba essere retto da un governo civile, sembrerebbe nel senso sia di non-religioso che non-militare (
https://www.oasiscenter.eu/it/quale-egitto-nella-nuova-costituzione). Per quanto concerne i diritti previsti in costituzione, con la riforma del 2013, il ruolo della donna nella società egiziana appare migliorato attraverso un ampiamento e una formale totale equiparazione agli uomini (art 11). Afferendosi invece all’impianto istituzionale, esso vede al vertice il presidente della Repubblica, dotato di notevoli poteri, unico vero leader del governo. Il governo può essere sfiduciato per il suo operato dall’Assemblea del popolo che, insieme al consiglio Consultivo, esercita il potere legislativo. Storicamente però l’istituzione che si è posta davvero come contrappeso al fortissimo potere concesso al presidente è stata la magistratura, attraverso l’operato della corte costituzionale. L’
Alta Corte egiziana, come disciplinato dal preambolo della Costituzione, ha il potere di interpretare liberamente le norme statali; negli anni infatti, la corte si è dimostrata capace di incidere sulle fondamenta della società egiziana, annoveranto tradizionalmente fra i suoi membri personaggi di spicco del mondo liberale egiziano.
Per quanto concerne il quadro economico, l’Egitto risulta essere il terzo paese per prodotto interno lordo del mondo arabo, preceduto solo da Arabia Saudita ed Emirati Arabi. L’economia egiziana si concentra, come del resto per il dato demografico, lungo la valle del Nilo, dove ad oggi padroneggia ancora l
’agricoltura, infatti ben 32 milioni di egiziani sono occupati in questo settore. Concentrandosi invece sul settore industriale questo, per quanto si possa ritenere molto più avanzato rispetto quello degli altri stati africani, risulta ancora poco sviluppato e in linea di massima arretrato nelle tecnologie utilizzate. Importanti sono i giacimenti di materie prime che permettono all’Egitto di rendersi quasi totalmente indipendente sul piano energetico. Ciò che invece premia, dal 2000 in poi, l'economia egiziana è la capacità di attrazione turistica che ha garantito nuove entrate allo stato nonché posti di lavoro. L’Egitto risulta comunque essere uno stato in cui le condizioni economiche delle maggior parte dei lavoratori rimangono precarie, si pensi che il reddito annuo medio è di circa 10.000 dollari, e che il tasso di occupazione è del 43%. Spada di Damocle sull’economia egiziana è la quasi totale inoccupazione femminile che, abbinata a un difficilmente sostenibile tasso di alfabetizzazione, prossimo solo al 75%, fotografa gli ancora importanti deficit economici del paese del Nord Africa (https://progettoforma.eu/wp-content/uploads/2018/01/scheda-egitto.pdf).
Geografia e ambiente
L’Egitto si presenta come dominato integralmente dal Sahara e dal fiume che lo fende. Il Nilo divide il Sahara nella parte libica, che corrisponde a più della metà dell’intero territorio egiziano, e nella parte orientale (deserto roccioso) che separa il Nilo dal Mar Rosso (https://www.globalgeografia.com/africa/egitto.htm). Come la storia insegna, il destino sociale ed economico dell’Egitto è legato a doppio filo con quello del Nilo e alle vicende atmosferiche e climatiche ad esso connesse. L’Egitto rientra nella sempre più folta schiera di stati che per via del loro posizionamento geografico rischiano di subire gli effetti dei
cambiamenti climatici nonché dei gravi mutamenti economici e sociali ad essi connessi. L’aumento delle temperature e le conseguenti siccità mettono a rischio il delicato ecosistema del delta del Nilo. Il tempo comincia a scarseggiare, si consideri a questo proposito che entro il 2050 le terre coltivabili del delta del Nilo si dovrebbero ridurre del 15%. La desertificazione e la conseguente aridità dei terreni, per un’economia ancora fondata sui prodotti della terra risulta determinante per comprendere uno dei motivi di emigrazione degli egiziani (http://www.asianews.it/notizie-it/Cairo,-i-cambiamenti-climatici-mettono-a-rischio-la-fertilit%C3%A0-del-delta-del-Nilo-45677.html).
Popolazione, religioni ed etnie
L’Egitto con quasi 97 milioni di abitanti è il terzo paese più popoloso d’Africa e il primo del mondo arabo. La popolazione è molto giovane considerando che circa il 54 % degli egiziani è minore di 24 anni (
https://progettoforma.eu/wp-content/uploads/2018/01/scheda-egitto.pdf). Per via delle guerre contro Israele, della diffusa disoccupazione e delle carestie tipiche delle zone desertiche, fin dagli anni ‘60 il popolo egiziano è stato costretto ad emigrare verso i paesi più ricchi del Mediterraneo e nei più prosperi paesi del golfo Persico. Gli
Arabi-egiziani sono di gran lunga il gruppo etnico dominante in Egitto contando circa il 95% della popolazione, altre etnie però vivono nella valle del Nilo. In primis la storica popolazione dei
Nubiani, abitante l’alto Nilo e alcune comunità tribali di
Begi. Numerosa, nelle zone del Sahara, è la presenza di
berberi Amazingh. L’Egitto inoltre risulta essere uno degli stati con il maggior numero di
rifugiati politici al mondo, essendovi residente una folta comunità di palestinesi (circa 70.000) e di iracheni (150.000) e sudanesi (200.000); a quest’ultimi è il caso di prestare maggiore attenzione. Il Sudan fu attraversato da due sanguinose e lunghe guerre civile, ultima terminata nel 1998, che unite alle numerose carestie, hanno portato miglia di sudanesi a spostarsi verso il vicino Egitto. Per quanto essi detengono lo status di rifugiati, subiscono dure e reiterate forme di violenza fisica da parte della polizia di frontiera, la quale secondo Human Rights Watch, dal 2007 avrebbe sparato ed ucciso 50 rifugiati sudanesi fra cui donne e bambini; spesso inoltre, i rifugiati sudanesi, non hanno accesso agli aiuti sanitari né tantomeno all’educazione per i minorenni. Venendo alle religioni diffuse sul territorio egiziano, indubbiamente la più popolare è quella
mussulmana che si aggira a tassi di diffusione prossimi all’85 %. Prescindendo da sparute minoranze religiose sul territorio, fra cui quella ebraica, la minoranza religiosa più rilevante è quella
cristiano copta, la quale, nonostante una formale protezione in costituzione ha subito negli anni svariate forme di discriminazione (https://it.insideover.com/religioni/convivenza-religioni-egitto.html); i cristiani copti hanno molte più difficoltà, rispetto ai connazionali mussulmani, ad esercitare diritti fondamentali fra cui l’accesso alle cariche pubbliche ed all’istruzione. I fedeli copti hanno subito negli ultimi decenni gravi forme di violenze e soprusi, in particolar nel 2011 si registrano due gravi eventi: il giorno di capodanno, in seguito all’esplosione di un’autobomba di matrice terroristica, morirono 21 fedeli; qualche mese dopo, il 9 ottobre, durante delle manifestazioni organizzate dai copti, contro il governo reo di non tutelarli adeguatamente dalle molteplici violenze subite, l’esercito, al fine di sedare dei presunti tumulti, è intervenuto causando la morte di 24 persone ed il ferimento di altre 200. Prassi ormai consolidata è quella dell’autorità governative distrettuali di complicare o del tutto invalidare le pratiche per la costruzione di nuove chiese; su più di 5000 richieste solo poco più di 200 hanno avuto l’autorizzazione.
Diritti Umani
Dopo la primavera araba, con il susseguirsi dei vari poteri al vertice del paese e la successiva definitiva vittoria di al-Sisi, l’Egitto è entrato in una pericolosissima spirale di violenza e soprusi a carico dei vari soggetti deboli della società. Stando ai rilevamenti del Onu, l’Egitto si colloca al 115° posto mondiale per quanto attiene all’indice di sviluppo umano (https://it.qwe.wiki/wiki/List_of_countries_by_Human_Development_Index). Numerosi a tal proposito sono i rilevamenti e le denunce delle maggiori organizzazioni internazionali che si occupano della difesa dei diritti umani. Per comprende quale sia la situazione egiziana di oggi, bisogna partire dalla visione di chi detiene il potere a vario titolo nel paese, per cui ogni persona o associazione che sembri opporsi al regime deve essere messa a tacere o fatta scomparire. Non stupisce come quindi, in particolar modo con la presidenza di al-Sisi, i diritti politici siano stati profondamente depauperati e resi non esercitabili; è profondamente limitato, attraverso arresti arbitrari della polizia e pratiche di
tortura, il diritto di riunione e di libera espressione. Le autorità accusano gli oppositori politici di terrorismo a cui corrispondono
processi iniqui e detenzione in carceri mal tenute ed in cui vigono regole medievali. Ciò che emerge con chiarezza è l’uso diffuso di varie forme di intimidazione volte a scoraggiare gli esponenti politici, ma anche i semplici giornalisti, dal porre interrogativi sull’operato del governo e dei suoi rappresentanti - ormai di uso comune è l’utilizzo di pratiche di tortura e omicidi da parte della polizia o militari. Il clima politico è sempre più esasperato da continui interventi presidenziali volti a modificare le discipline che regolano la magistratura e i partiti politici; dall’agosto del 2018 il governo può sciogliere arbitrariamente
partiti indipendenti, impendendo così la costruzione di qualsiasi forma di opposizione legale al regime. Inoltre di altrettanta gravità è l’allargamento della giurisdizione dei tribunali militari, divenuti insieme a i neo-tribunali straordinari, il verso fulcro del potere giudiziario in Egitto. Tribunali caratterizzati da
procedimenti sommari e fortemente influenzati da pressioni governative, laddove vengono considerati attendibili testimoni che hanno subito torture od altre forme di pressioni psicologiche. Ancora in Egitto ad oggi risulta difficilissimo esercitare il lavoro di giornalista – eccezion fatta per i giornalisti filo-governativi. A conferma di ciò intimidazioni, arresti e omicidi sono all’ordine del giorno. Esempio del contesto in cui sono costretti a lavorare i giornalisti che operano in Egitto è l’assassinio del dott.
Giulio Regeni, colpevole, per le autorità egiziane, di indagare sullo stato in cui versavano i sindacati egiziani sotto il regime.
Sindacati che negli anni hanno perso sempre più i loro diritti di rappresentanza e di libera espressione. Le associazioni sindacali indipendenti infatti, non sono riconosciute e, per questo motivo, risultano oggetto di vessazioni da parte della polizia egiziana. L’aspirale di violenze non pare fermarsi e si aggiunge alle storiche questioni tipiche dei paesi del medio-oriente. I
diritti delle donne sono quasi del tutto inibiti, come si evince sia dal tasso di occupazione femminile - fra i più basi del bacino del Mediterraneo - sia dalle reiterate violenze subite. Non vi è infatti un sistema giudiziario e di polizia in grado di poter ricevere le denunce: basti pensare che quando le donne sono messe nella condizione di denunciare sono sottoposte a test volti ad appurare la loro verginità. Pratiche diverse, ma che sottendono la stessa mentalità patriarcale, sono gli abusi subiti dalla
comunità LGBT, le autorità perseguono penalmente persone legate alla comunità LGBT e utilizzano su di loro visite anali o test volti a determinare l’orientamento sessuale (https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2019-2020/medio-oriente-e-africa-del-nord/egitto/).
Bibliografia
https://www.limesonline.com/egitto-al-sisi-legge-immunita-militari-fondo-sovrano-nazionalita-investitori/107815
https://www.limesonline.com/egitto-sinai-riconquista-al-sisi-chimera/109789
https://www.limesonline.com/egitto-unione-europea-migranti-al-sisi-bruxelles/108843
http://www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=055
https://www.treccani.it/enciclopedia/egitto_res-d1a792bf-a826-11e2-9d1b-00271042e8d9_%28Atlante-Geopolitico%29/
https://progettoforma.eu/wp-content/uploads/2018/01/scheda-egitto.pdf
https://www.hrw.org/middle-east/n-africa/egypt
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