Repubblica Centrafricana

Repubblica centrafricana

(a cura di Angelo Lerro)

Ā Storia antica e moderna

I territori della odierna Repubblica centroafricana sono di antichissima civilizzazione, si ritiene infatti che i primi insediamenti siano antecedenti anche alla civiltĆ  egizia. Svariati furono nei secoli i regni e gli imperi che si successero nel controllo del territorio posto a sud del Sahara e fra i bacini del lago Ciad e dei fiumi Congo e Nilo. Per secoli lā€™area divenne un importante snodo delle carovane di mercanti che attraversavano gli altopiani centroafricani per raggiungere le opposte coste africane. In particolare lungo le rive Ubongi (principale fiume del paese, lungo circa 1120 km) costanti erano le carovane schiaviste. Gli europei giunsero nella regione solo nel XX secolo. Il territorio centroafricano fu oggetto poi di accordi fra la Francia e lo Stato libero del Congo (possedimento personale di Leopoldo II re del Belgio). I francesi ottennero il controllo di gran parte dellā€™odierno stato, interessati, in particolare, alle ricche materie prime. Lā€™area fu poi oggetto di aspri conflitti con i vicini sultani del Sudan, anchā€™essi interessati a occupare la zona. Il conflitto terminĆ² con la vittoria francese e lā€™annessione della regione dellā€™Ubongi alla colonia francese del Ciad. Differentemente che nelle altre colonie francesi furono le compagnie private europee a governare effettivamente il territorio, attraverso la costruzione di basi commerciali, lo sfruttamento delle ricche riserve di diamanti e la creazioni di importanti piantagioni di cotone. Numerose negli anni furono le rivolte della popolazione autoctona, tutte perĆ² incapaci di mettere in reale difficoltĆ  i conquistatori, che le sedarono nel sangue. Il percorso indipendentista centroafricano seguƬ quello delle altre colonie francesi. Indiscusso protagonista dei movimenti indipendentisti fu Boganda, prete cattolico e fiero sostenitore della necessitĆ  di emancipare il suo paese e lā€™Africa tutta dal dominio straniero. A seguito del processo costituente francese del 1956 lā€™assemblea centroafricana, da poco formatasi, proclamĆ² lā€™indipendenza dello stato con al vertice dello stato lo stesso Boganda, che rimase in carica fino alla morte avvenuta nel 1959 in seguito ad un sospetto incidente aereo. Danzo, cugino del defunto presidente, salƬ al vertice del paese e ben presto impose un regime monopartitico fino al 1965, quando fu spodestato dal colpo di stato del generale Bokassa. Il generale instaurĆ² un regime distopico e autocelebrativo al punto da autoproclamarsi imperatore nel 1976. Bokassa non piaceva perĆ² allā€™ex potenza coloniale francese, che si adoperĆ² per ridare il potere allā€™ex presidente Danzo, il quale fu velocemente allontanato dal paese da generale Kolingba; il quale soppresse i giĆ  limitati diritti costituzionali dei cittadini centroafricani. Alla fine degli anni ā€˜80 Kolingba intraprese un percorso apparentemente democratico attraverso la costruzione di uno pseudo apparato elettorale per la preparazione delle future elezioni del 1997, dalle quali perĆ² furono esclusi le principali forze dā€™opposizione.

Transizione democratica e guerre civili

La fine della guerra fredda stimolĆ² numerosi e popolari movimenti democratici; i quali spinsero per la convocazione di una conferenza nazionale. Il presidente Kolimbga si oppose perĆ² fortemente e rifiutĆ² la richiesta di convocazione, inoltre, come ritorsione, imprigionĆ² anche alcuni esponenti dei movimenti democratici. Pressioni internazionali perĆ² portarono nel 1992 a nuove elezioni, annullate dal presidente per presunti brogli, per poi essere indette nuovamente nel 1993 (per nuovi interventi della comunitĆ  internazionale). Dalle elezioni risultĆ² vincitore PatassĆØ, che fin da subito cerco di allontanare tutti coloro che, legati al precedente presidente, avevano ricoperto cariche di vertice nello stato centroafricano, e inoltre proclamĆ² una nuova costituzione. Operazioni che, piuttosto che pacificare, acuirono fortemente le tensioni interne. Tensioni che presto, tra il 1996 e il 1997, portarono alla creazione di movimenti armati. Il presidente, in grande difficoltĆ , riuscƬ a fermare le rivolte ma al prezzo di far entrare nel governo gli esponenti dei movimenti ribelli. Alle successive elezioni del 1999 PatassĆØ, nonostante le forti critiche e un diffuso malcontento, riuscƬ a vincere nuovamente. I risultati elettorali scatenarono una forte insofferenza in parte della popolazione, tale insofferenza presto si tramutĆ² in un tentativo di golpe nel 2001, che perĆ² fallƬ. PatassĆØ, per scongiurare nuovi futuri golpe, esiliĆ² il generale BozizĆØ (capo dello stato maggiore) in Ciad. BozizĆØ in effetti, dopo un primo tentativo fallito, riuscƬ a spodestare PatassĆØ ed ad ergersi al vertice dello stato. Il nuovo presidente apri un periodo di transizione cercando di apparire onesto e possibilista nel dialogo con le opposizioni. Nel 2004 perĆ² mentre il presidente tentava di consolidare il potere, un gruppo di ribelli (Unione delle Forze democratiche per il raggruppamento) con a capo Djotodia, dichiarĆ² apertamente guerra al presidente. Il conflitto si sviluppo per lo piĆ¹ nella zona settentrionale del paese; con il passare dei mesi lā€™attenzione internazionale crebbe fino allā€™invio della missione ONU Minurcat. Per quanto il conflitto non si sia mai fermato, anche con fasi molto acute, le contrattazioni fra le parti cominciarono fin dai primi mesi. Nel 2009 le parti riuscirono a trovare un accordo e a formare un governo di unitĆ  nazionale; nellā€™accordo vi era anche la promessa che il nuovo governo avrebbe guidato il paese verso nuove elezioni. La guerra civile portĆ² a centinaia di vittime fra i civili e circa 200.000 sfollati. Nonostante gli accordi, le tensioni nel paese non cessarono mai del tutto. Nel 2012 infatti un altro gruppo armato (la Convenzione dei patrioti per la giustizia), insieme altre sigle paramilitari, formarono la coalizione ribelle dei Seleka. La coalizione riuscƬ a vincere sulle truppe di BazizĆØ. La situazione in cui versava la Repubblica era disastrosa, si alternarono diversi governi di transizione e unitĆ  nazionale volti ad evitare una nuova guerra ma incapaci di gestire il quadro socio-economico. Infine, dopo numerose controversie e difficoltĆ , furono indette nuove elezioni e fu eletto Touadera nel 2016, capo del governo dal 2008 al 2013 ed ex funzionario di BazizĆØ. Il paese ancora ad oggi non risulta pacificato, infatti numerosi sono i gruppi armati che controllarono parte del paese. Il conflitto assume nella Repubblica centroafricana contorni dissimili da quelli tipici dei paesi dellā€™area. Lā€™appartenenza etnica-religiosa pare del tutto marginale nelle cause dei conflitti, le motivazioni sembrerebbero essere piĆ¹ di natura economica; infatti il perdurante conflitto e stato di guerrilla alimenta lā€™unico bene che ha effettivo valore nella Repubblica: la sicurezza. Il mantenimento di un clima di tensione ĆØ funzionale sia ai governi che alle milizie ribelli; i quali, essendo coloro che detengono lā€™uso della forza, mantengono una posizione privilegiata e conseguentemente sono nella posizione di ottenere le poche risorse alimentari ed energetiche disponibili nel paese.

Economia e popolazione

Lā€™economia del paese ĆØ fra le meno sviluppate del mondo. Tecnologie arretrate e la mancanza di investimenti sono le questioni piĆ¹ evidenti per spiegare la tremenda condizione di povertĆ  in cui vivono la maggior parte delle famiglie della Repubblica. Tutti i settori sono sottosviluppati e, in particolare, quello agricolo non riesce a contenere la domanda interna. Una piccola speranza potrebbe giungere dalle ricche materie prime del sottosuolo, in particolare di diamanti ma anche di uranio, legname e oro. Ricchezze del sottosuolo, non toccano minimamente la popolazione civile, ma passano dalle miniere agli apparati di stato o al traffico illegale. In tal senso si ritiene che il giro dā€™affari legato alle materie prime, sia circa il doppio di quello dichiarato; tale mole di traffici illeciti sono parte dellā€™attuale equilibrio politico istituzionale centroafricano: i trafficanti finanziano i militari di ambo le parti, che combattendo, creano un clima idoneo per i trafficanti che vogliono superare le frontiere. Le attivitĆ  industriali sono estremamente modeste: lā€™industria manifatturiera, accanto agli impianti per la trasformazione dei prodotti agricoli (cotone su tutti), annovera alcuni aree industriali tessili, chimiche e meccaniche. La bilancia commerciale ĆØ in passivo; il principale partner ĆØ laĀ Francia, dalla quale proviene anche gran parte degli aiuti finanziari che sommati a quelli di altri paesi occidentali e asiatici costituiscono quasi il 30% del Pil nazionale. Altro elemento fondamentale che impedisce una crescita economica sostenuta del paese sono la cronica mancanza di infrastrutture di trasporto e di comunicazione nonchĆ© il bassissimo tasso di alfabetizzazione pari circa al 55% della popolazione. La popolazione centroafricana ĆØ di circa 5 milioni di abitanti distribuiti quasi per i 2/3 nelle zone rurali. La capitale ĆØ Bangui bagnata dal Ubongi. Da un punto di vista etnico ma mappa centroafricana appare molto vivace; del resto circa 30 sono i gruppi etnici rilevanti nel paese. Il principale ĆØ il gruppo Baya (33%), la piĆ¹ occidentalizzata dellā€™etnie ĆØ grande maggioranza di fede cristiana, seguito dal gruppo Banda (27%). Lā€™etnia Mandija (13%), composta in maggioranza da agricoltori e allevatori, nomina un capo politico-religioso (con ruoli decisori su molte questioni rilavanti della vita comune). La demografia religiosa appare invece piĆ¹ netta infatti circa lā€™80% si professa di religione cristiana (50% protestanti e 30% cattolici) distribuiti su tutto il territorio nazionale; mentre il 10% dei centroafricani sono mussulmani malikiti (sunniti) diffusi principalmente nel nord del paese. Va specificato che ne questioni etniche e ne questioni religiose sono ritenute, dalla maggior parte, degli osservatori cause dei vari conflitti intercorsi nel paese.

Diritti umani

Per quanto concerne la questione umanitaria la situazione centroafricana appare drammatica. Le continue guerre e lā€™arretratezza economica hanno creato una condizione insopportabile per la maggior parte della popolazione. In particolare i giĆ  circoscritti diritti politici e civili sono stati negli anni compressi e sospesi, inoltre le guerre hanno causato circa 200000 sfollati. La condizione della comunitĆ  LGBT plus, rispetto a quella degli stati vicini (in cui le condizioni sono di forti discriminazioni) risulta di non facile inquadramento; infatti se da una parte il codice penale centroafricano prevede una pena dai 6 ai 2 anni per coloro che hanno rapporti omosessuali, dallā€™altra parte pare che gli arresti siano quasi inesistenti. Per quanto riguarda i diritti delle donne su di esse sono cadute fra le peggiori conseguenze della guerra: violenze, stupri e schiavismo sessuale. Del resto anche durante la vita comune, lontano dagli spari, le donne centrafricane vivo una condizione di profonda discriminazione, infatti hanno un minore accesso allā€™educazione e sono in alcune zone del paese rilegate allā€™unico ruolo di madre e moglie.

Fonti e approfondimenti

https://ilcaffegeopolitico.net/803091/repubblica-centrafricana-uno-stato-da-ricostruire https://www.atlanteguerre.it/conflict/repubblica-centrafricana/ https://sites.unimi.it/carbone/wp-content/uploads/2019/02/Repubblica-Centrafricana-Leida-Federico.pdf https://www.treccani.it/enciclopedia/repubblica-centrafricana/ https://www.amnesty.it/centrafrica-arrestato-francia-ricercato-crimini-lumanita/ https://www.amnesty.it/repubblica-centrafricana-la-violenza-delle-forze-di-sicurezza-e-fuori-controllo/ https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/crisis-watch-2014-repubblica-centrafricana-9624

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