Viviamo nell’era delle città ma il processo di urbanizzazione ha comportato la nascita degli slum, dei luoghi dalle molteplici facce in cui non vengono garantiti i diritti umani e l’accesso ai servizi fondamentali. Gli slum sono il simbolo delle profonde diseguaglianze sociali all’interno delle città del mondo e hanno assunto sempre maggiore importanza. Attualmente per indicare i costi dell’urbanizzazione è stato coniato il termine “Slumizzazione”.
Cos’è uno slum?
Uno slum (o bidonville, favelas, barriadas, baraccopoli etc) è un insediamento urbano caratterizzato da sovraffollamento e strutture abitative scadenti o informali con un accesso inadeguato all’acqua potabile e ai servizi igienici, nonché dalla scarsa sicurezza di possesso. In altre parole quando parliamo degli slum, delle baraccopoli o delle bidonville parliamo di periferie degradate che sono espressione di degrado urbano ma soprattutto di ingiustizia sociale. Si parla inoltre di megaslumquando gli slum e le comunità di occupanti si fondono in fasce continue di abitabilità informale e di miseria.
La maggior parte delle bidonville del mondo si è sviluppata a partire dagli anni ’60 del ‘900 e ad oggi è difficile procurarsi dati precisi in quanto le popolazione degli slum sono spesso deliberatamente sottostimate dalle autorità. La definizione di slum offerta però si sofferma sulle caratteristiche fisiche e giuridiche dell’insediamento e non tiene conto delle dimensioni sociali del fenomeno. Dal punto di vista sociale gli abitati degli slum si trovano ad affrontare sfide dovute a infrastrutture e alloggi inadeguati, a luoghi pericolosi, ad esclusione sociale ed economica, nonché a violenza e insicurezza. Il significato degli slum risiede pertanto nel rischio di creare “trappole di povertà spaziale” che si traducono in un inaccettabile spreco di potenziale umano attraverso l’esclusione sociale, economica e politica.
Termini come slum o favelas originariamente non aveva un significato legato all’ambiente urbano, si pensi che slum significava semplicemente “spazio” e che la favela è un piccolo arbusto dai fiori bianchi diffuso in alcune regioni sudamericane. A queste si sono aggiunti termini come bidonville (città dei bidoni, termine ideato da un medico francese per descrivere un quartiere di Tunisi), Pueblos Jovenes (termine utilizzato in Perù) e Villas de emergencia (termine utilizzato in Argentina) per connotare non tanto un tipo di insediamento quanto una generale condizione di povertà, confusione e assenza di regole. Spesso tali termini sono stati coniati attraverso nomignoli utilizzati in maniera dispregiativa dalle classi residenti nei cosiddetti “quartieri alti”.
Urbanizzazione e Slumizzazione: due fenomeni dallo stesso significato
Il processo di urbanizzazione è stato rapido e di grandi proporzioni negli ultimi due secoli e ha portato alla fioritura di nuove megalopoli con popolazioni superiori agli 8 milioni e di ipercittà con più di 20 milioni di abitanti. Per megalopoli si intende un modello di crescita per cui all’aumento della divisione del lavoro e delle funzioni si intensifica l’espansione delle città. Di solito le megalopoli hanno una precisa unità geografica o regionale ma l’espansione delle città sta creando, soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo, fenomeni conosciuti come regione metropolitana estesa, ovvero intrecci di reticoli, corridoi e gerarchie urbane tra più città. Di conseguenza per urbanizzazione siintende un processo di trasformazione che si svolge lungo tutti i punti di un continuum (una corda tesa) urbano-rurale in cui le popolazioni rurali migrano e si stanziano nelle città o verso di esse. Occorre notare però che i costi dell’odierna urbanizzazione consistono nella disuguaglianza dentro le città e tra città di diversa dimensione e specializzazione economica.
Possiamo quindi ritrovare un secondo significato dell’urbanizzazionefacendo riferimento al cosiddetto processo di Slumizzazione. Tale fenomeno ha visto coinvolti prevalentemente paesi in Africa, in America Latina, in Medio Oriente e in gran parte dell’Asia meridionale per cui si assiste ad una urbanizzazione senza sviluppo. La maggior parte delle odierne megalopoli del sud globale mostrano delle tendenze comuni per quanto riguarda il processo di estensione della città: un regime di crescita relativamente lento e un’improvvisa accelerazione fino al rapido sviluppo negli anni ’50 e ’60 in cui i migranti rurali trovavano rifugio negli Slum periferici delle città.
In generale le megalopoli del sud globale hanno aspetti comuni come: 1) la forte crescita della popolazione dovuta all’immigrazione e all’elevato tasso di natalità; 2) una struttura urbanistica disorganizzata; 3) la formazione di grandi agglomerati; 4) la forte diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Di fatto possiamo notare che città come Kinshasa, Luanda, Khartoum, Dar-es-Salaam, Guayaquil e Lima continuano a crescere nonostante lo stato disastroso delle industrie di sostituzione delle importazioni, i settori pubblici ridimensionati e le classi medie in mobilità verso il basso.
L’Urbanizzazione nei Paesi in via di sviluppo è sempre più indotta dalle forze globali che “espellono” la popolazione dalle campagne. Si tratta di forze come la meccanizzazione dell’agricoltura, le importazioni alimentari, le guerre civili, la siccità e l’agrobusiness di scala industriale. Di conseguenza il processo di Slumizzazione è diventato l’unico mezzo per le fasce di popolazioni più povere per dare una risposta parziale ai propri bisogni e poter raggiungere risorse minime. Infatti la scelta abitativa nei Paesi in via di Sviluppo è il risultato di un difficile calcolo di compromessi tra l’ottimizzazione dei costi abitativi, la sicurezza del possesso della casa, la qualità del riparo, il tragitto per il lavoro e l’incolumità personale. Spesso essere collocati in prossimità del posto di lavoro è più importante che avere una casa.
Dove sorgono gli Slum? Chi ci vive? Perché sono nati?
La rapida crescita urbana in un contesto di aggiustamenti strutturali all’interno degli Stati ha rappresentato quindi una ricetta per la produzione di massa di Slum. In queste aree l’“occupazione abusiva”, ovvero il possesso della terra senza vendita o titolo, veniva permessa dai governi per dare gratuitamente casa ai più poveri. Raramente però questa forma di occupazione è gratuita e spesso nei Paesi in via di Sviluppo gli occupanti si trovano a pagare tangenti ai politici, alla malavita o alla polizia per avere accesso alle aree o per evitare lo sgombro forzato. A questi vanno aggiunti i costi per l’uso di un’abitazione priva di servizi e lontana da un centro urbano.
Attualmente gli Slum sorgono su suoli urbani di basso valore in situazioni di marginalità come zone golenali (spazio piano compreso tra la riva di un corso d'acqua e il suo argine), collinari, acquitrinose o terreni industriali contaminati. Ad esempio a Buenos Aires la maggior parte delle Villas de emergencia, spesso occupate da migranti boliviani e paraguaiani, sono ubicate lungo le sponde del Riò de la Reconquista e Riò de la Matanza. L’intera area è caratterizzata da zone stagnanti e da scarichi fognari non trattati, a ciò si aggiunge che l’area è invasa da ratti, zanzare, mosche e altri insetti. Tale situazione comporta gravi rischi per la salute.
Il World Social Report 2020 sottolinea che sono oltre un miliardo le persone che vivono negli Slum pur di lavorare in maniera informale o sotto dinamiche di sfruttamento. Chi vive negli Slum spesso sono i rifugiati o gli sfollati interni in quanto alcuni immensi campi profughi si sono trasformati in Slum al margine delle città. Ad esempio questa è la situazione di Gaza, di Dadaad in Kenya, di Goma nella Repubblica Democratica del Congo, dei quatto campi nella periferia desertica di Khartoum in Sudan e degli Slum sopra le colline di Kabul in Afghanistan.
Rocinha è una favela situata nella Zona Sud della città di Rio de Janeiro e si distingue per essere la più grande baraccopoli del paese. Rio de Janeiro è la numero 34 della classifica delle città più estese del mondo con i suoi 2.020 km² e la numero 20 della classifica delle città del mondo per popolazione con 13,458,075 persone. Una delle caratteristiche di Rocinha è quella di essere situata vicino a quartieri ricchi, segnando un profondo contrasto urbano nel paesaggio e diventando simbolo della profonda disuguaglianza sociale in Brasile.
Makoko, detta anche Venezia nera o Venezia d'Africa, è una baraccopoli situata alla periferia di Lagos. Fu fondata nel XVIII secolo come villaggio di pescatori ed è costituita da case poggianti su palafitte e collegate da passarelle. L’insediamento è abitato principalmente da persone provenienti dal Togo e dal Benin. Lagos è la numero 76 della classifica delle città più estese del mondo con 907 km² ed è la numero 16 della classifica delle città del mondo per popolazione con 14,368,332 persone.
Cité Soleil è una baraccopoli estremamente povera e densamente popolata situata nell'area metropolitana di Port-au-Prince. Fino al 2007 la zona è stata governata da una serie di bande ognuna delle quali controllava i propri settori. Il controllo del governo è stato ristabilito dopo una serie di operazioni di stabilizzazione con la collaborazione delle Nazioni Unite e della popolazione locale. Port-au-Prince è la numero 169 della classifica delle città del mondo per popolazione con 2,773,553 persone.
Petare è uno slum a est di Caracas. Il crimine organizzato e le numerose bande in lotta tra di esse creano un alto tasso di rapine a mano armata, sequestri e omicidi. Lo slum di Petare è conosciuto per essere una delle zone più violente e corrotte dell'intera città. Caracas è la numero 158 della classifica delle città del mondo per popolazione con 2,938,992 persone.
Dharavi è una baraccopoli situata a Mumbai ed è considerato uno dei più grandi slum al mondo e compre un area di 1,7 km². Mumbai è la numero 101 della classifica delle città più estese del mondo con i suoi 546 km² di estensione e la numero 9 della classifica delle città del mondo per popolazione con 20,411,274 persone.
Khayelitsha è uno slum di Città del Capo. Negli anni ‘50 le città Sudafricane vennero dichiarate "zone bianche" dal governo e le popolazioni di colore non potevano abitare in città, di conseguenza si spostarono ai margini di esse costruendo così agglomerati come quello di Khayelitsha. Lo slum crebbe al termine dell'apartheid, nel 1994, in quanto migliaia di persone giunsero a Khayelitsha per trovare lavoro. Città del Capo è la numero 81 della classifica delle città più estese del mondo con 816 km² di estensione e la numero 85 della classifica delle città del mondo per popolazione con 4,617,560 persone.
Manshiet è una delle bidonville alla periferia del Cairo e ricorda che l’Egitto è uno tra i paesi arabi più poveri. Considerata come una delle cause della rivoluzione del gennaio 2011, la povertà è aumentata a causa della recessione economica, dell’aumento della disoccupazione e dei bassi salari. Il Cairo è la numero 38 della classifica delle città più estese del mondo con 1761 km² di estensione e la numero 7 della classifica delle città del mondo per popolazione con 20,900,604 persone.
All'epoca della sua nascita, nel 1965, Orangi Town era stato progettato come un quartiere pianificato costruito per dare un tetto a una parte dei milioni di profughi musulmani che nel 1947 avevano lasciato l'India ed era collocato ai margini della città per fornire manodopera a un distretto industriale poco lontano. Ad oggi però Orangi Town si è espansa in maniera incontrollata accogliendo le successive ondate migratorie provenienti dal Bangladesh e dall’Afghanistan. Karachi è la numero 71 della classifica delle città più estese del mondo con 945km² di estensione e la numero 11 della classifica delle città del mondo per popolazione con 16,093,786 persone.
Kibera è uno slum della città di Nairobi ed è composta da 12 villaggi. Data l'estrema povertà dell'insediamento, le condizioni igieniche sono critiche, e si registra un'elevata percentuale di malati di HIV. Nairobi è la numero 100 della classifica delle città più estese del mondo con 557 km² di estensione e la numero 82 della classifica delle città del mondo per popolazione con 4,734,881 di persone.
Neza-Chalco-Itza è uno slum situato nella periferia nord di Città del Messico. Fino all’inizio del 20esimo secolo l’area era occupata dal lago Texcoco, poi un intervento governativo ne prosciugò le acque e la terra fu venduta a privati. Il governo ha provato ha migliorare la qualità dei servizi all’interno dello slum ma la situazione rimane critica. Città del Messico è la numero 32 della classifica delle città più estese del mondo con 2072 km² di estensione e la numero 5 della classifica delle città del mondo per popolazione con 21,782,378 persone.
La classifica delle 10 città più popolose al mondo
La classifica delle 10 aree metropolitane più estese al mondo secondo i chilometri quadrati (km²) che occupano
Quando parliamo delle cosiddette Bidonville del mondo ci troviamo di fronte a una varietà di casistiche in termini di diritti di proprietà e di forme abitative che causano di conseguenza modi molto diversificati di percepire il proprio interesse da parte delle persone che vi abitano. Come abbiamo potuto accennare anche per quanto riguarda i diritti ci troviamo di fronte a una notevole varietà di diritti umani non garantiti come per esempio il diritto alla salute.
Ad esempio durante l’emergenza sanitaria legata al coronavirus un team mondiale di esperti ha lanciato l’allarme per quanto riguarda la situazione delle baraccopoli. Come abbiamo visto Slum sono aree sovraffollate e densamente popolate in cui non vi è un’adeguata ventilazione e non vi sono infrastrutture sanitarie e servizi di base. Di conseguenza gli insediamenti informali di tutto il mondo rischiano di diventare un grande bacino di trasmissione di malattie infettive. Ad esempio in India le autorità hanno cercato fin da subito di istituire barricate e creare zone di contenimento, nonché di garantire l’attuazione delle norme anti-covid. È però stato difficile, se non impossibile, garantire il distanziamento sociale e il lavaggio frequente delle mani all’interno degli Slum. Nonostante le misure messe in campo nel maggio del 2020 sono stati confermati più di 650 casi e 20 morti nello Slum di Dharavi.
Il tema degli slum pertanto si mostra come un’importante sfida contemporanea e lo studio della stessa potrebbe offrire importanti programmi di azione volti alla riduzione della povertà.
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Conoscere è resistere!
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