L’Azerbaijan: uno degli stati europei che ancora non accetta la libertà di espressione
I paesi dell’ex Unione Sovietica sono molto belli da un punto di vista paesaggistico, ma la maggior parte di questi…
(A cura di Mattia Ignazzi)
L’Azerbaijan è una repubblica situata nella regione Transcaucasica e confinante a Nord con la Georgia e la Russia, ad Ovest con Armenia e Turchia (con il suo territorio ex-clave – ossia un territorio completamente isolato dallo Stato al quale appartiene politicamente, situato geograficamente in territorio straniero), a Sud con l’Iran e ad Est è bagnata dal Mar Caspio. Una delle più probabili origini del nome risale ai tempi di Alessandro Magno, il quale assegnò al satrapo Atropate questo territorio che prese così il nome di Atropatene ma che venne rinominato dagli Arabi Adhurbadhagan.
Un’altra probabile origine del nome deriva dalla composizione della parola Azerbaijan. Questa infatti può essere scomposta in “Oder-bey-can”, dove “od” vuol dire fuoco; “er” guerriero; “bey” è un titolo nobiliare turco – in italiano traducibile con signore – ed infine “can” che significa anima. Quindi il significato finale del costrutto Oder-bey-can è “l’anima dei nobili guerrieri del fuoco”, in quanto in Azerbaijan il fuoco è un elemento sacro ereditato dallo Zoroastrismo, che nasce proprio in questo territorio.
La Repubblica dell’Azerbaijan sorge per la maggior parte sul territorio dell’antica Albania Caucasica ed inizialmente faceva parte della Repubblica Federativa Democratica di Transcaucasia. Il 28 maggio 1918 però, detta Repubblica si dissolse e l’Azerbaijan divenne uno stato indipendente che, insieme ad Armenia e Georgia, rappresentava una delle tre repubbliche caucasiche.
Fu in questo stesso periodo che iniziarono i primi conflitti tra armeni e azerbaigiani che si protrassero fino all’annessione delle tre repubbliche all’interno dell’URSS nel 1921. Questi territori rimasero in mano ai sovietici fino alla dissoluzione dell’URSS, quando vennero ricostituite le tre repubbliche transcaucasiche.
Il 30 agosto del 1991 venne proclamata l’indipendenza dell’Azerbaijan. Dal 1993 salì al potere Heydar Aliev, che impose un regime autoritario che durò fino alla sua morte nel 2003. Alla morte di Heydar Aliev salì sul trono suo figlio, Ilham Heydar.
Come abbiamo accennato sopra, la storia del territorio azerbaigiano risale a molto lontano: questo stato nasce dalle ceneri dei vecchi imperi di Ciro il Grande e successivamente Alessandro Magno ma si consolida per tradizioni ed identità culturale con la nascita dell’Albania Caucasica.
Sin dagli albori della sua storia, iniziò a nascere un sentimento di identità caucasica che si diffuse ben presto in tutta la regione e che rimase forte anche dopo la conquista romana, a seguito della quale il culto della religione cristiana diventò obbligatorio intorno al IV secolo d.C.
Fu nel VII secolo d.C. che nel Caucaso si diffuse l’Islam, che cambiò profondamente la società. Diventarono centrali per lo sviluppo culturale dell’epoca: l’educazione, le scienze matematiche, mediche ed astronomiche musulmane.
Tra il XI ed il XV secolo d.C. si assistette alla vera e propria rinascita dell’Azerbaijan, caratterizzata da una fioritura artistica e filosofica senza precedenti. Questo periodo coincide con l’avvento della dinastia selgiuchide – dinastia dei turchi Oghuz (popolazione di turchi nomadi che provengono dall’Asia Centrale e dalla Cina) – che portò con sé una rivoluzione etno-linguistica.
La figura letteraria di quest’epoca è Mahasati Ganjavi, poetessa del XII secolo d.C. nata in una famiglia di Ganja di umili origini e che si “laureò” per ben due volte: prima alla corte di Mahmud ed in seguito a quella di Ahmed Sanjar – ultimo sultano della dinastia selgiuchide.
La fine della dinastia selgiuchide è stata segnata dall’arrivo dei mongoli i quali regnarono nel territorio caucasico fino alla fine del VIV secolo d.C., quando Tamerlano – condottiero turco-mongolo che si considerava discendente diretto di Gengis Khan e che è considerato ad oggi uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia – invase molti territori del medio oriente, tra cui l’Azerbaijan.
Dopo la caduta dell’impero di Tamerlano arrivò la dinastia safavide che perdurò fino alla conquista russa, avvenuta nel 1722-23 con la guerra russo-persiana. L’obiettivo di questa conquista era quello di avere un punto di accesso al Mar Caspio e quindi una connessione con il mondo orientale. La totale annessione dell’Azerbaijan avvenne solo agli inizi del 1813 per perseguire le mire espansionistiche dell’impero zarista e soprattutto per cercare di conquistare la catena del Caucaso, impresa che durò circa 50 anni.
La popolazione azerbaigiana è abbastanza omogenea, ma è caratterizzata dalla forte presenza di comunità autoctone e non. Infatti, oltre agli azeri, vi sono moltissime comunità autoctone come gli Avari, gli Udi, gli Inghiloi, i Krizi, gli Ilalughi, i Budug, i Tati, i Talish e i Lezgini, per la maggior parte di religione mussulmana.
Oltre a queste comunità autoctone vi sono anche comunità ebree che provengono dalla Georgia o anche dalla Ciscaucasia, Russi, Ucraini, Bielorussi, Tedeschi (che migrarono in Azerbaijan nella prima metà del XIX secolo e che vi rimasero stabili fino al 1941, quando una larga parte di loro venne deportata in Asia Centrale ed in Siberia), Polacchi, Tatari (che trovarono nell’Azerbaijan, specialmente a Baku, una nuova terra per reinsediarsi), Greci (i quali si stanziarono nella regione quando si scoprì il valore del petrolio, che abbondava nella regione), gli Assiri, i Curdi, i Rom, gli Armeni (che si trovano principalmente nella regione del Nagorno Karabakh), ed infine i Turchi Mescheti.
Menzione a parte merita lo scontro con gli armeni, questo infatti dura da circa un secolo e non accenna a interrompersi, sebbene dopo il recentissimo ultimo scontro sia stato firmato un accordo di pace per sospendere il conflitto vista la crisi pandemica.
L’oggetto del contendere è il Nagorno Karabakh, terra abitata sia da armeni che da azeri e che nel 1997 venne dichiarata regione autonoma dell’Azerbaijan.
L’Azerbaijan è una repubblica presidenziale, democratica nella quale il presidente è capo del governo e dirige un sistema multipartitico.
La costituzione è entrata in vigore solo nel 1995 dopo la risoluzione dell’ennesimo conflitto scoppiato in Nagorno-Karabakh e dopo la salita al potere della dinastia Aliyev del 1993.
Questo immobilismo dinastico, molto simile ad una dittatura, è stato oggetto di contestazioni da parte di numerosi movimenti di protesta ed ha fatto sorgere vari partiti di opposizione come quello guidato da Tofig Yagublu, il Musavat, che fu fondato poco prima della dissoluzione dell’URSS.
L’Azerbaijan si è trovata moltissime volte al centro di polemiche per via della gestione del conflitto in Nagorno-Karabakh.
L’accusa principale è sempre quella di bombardare zone abitate principalmente da civili, quindi al di fuori del terreno di scontro. Stesse accuse valgono per l’Armenia, che più volte ha indistintamente attaccato villaggi dove vivevano civili inermi.
I civili che abitano la zona del Nagorno-Karabakh dunque, versano in condizioni di costante violazione dei diritti umani fondamentali (come il diritto alla casa, per citarne uno) poiché costretti a subire le dinamiche di un conflitto sul quale non hanno controllo, nonostante coabitino con i loro “nemici” da secoli in quell’appezzamento di terra.
Un altro diritto fondamentale violato in Azerbaijan è la libertà di espressione di cui dovrebbero godere gli oppositori politici di Ilham Heydar, attuale presidente.
Il leader azerbaigiano si riferisce ai propri oppositori definendoli “quinta colonna”, per far trasparire tutta la loro marginalità ed inutilità.
Una delle figure più importanti di questa cosiddetta “quinta colonna” è Tofig Yagublu, che è stato arrestato più di 30 volte e che lo scorso 22 marzo 2020, è stato fermato dalle forze dell’ordine locali ed è stato trattenuto in custodia cautelare per 3 mesi con l’accusa di aggressione ai danni di un’automobilista dopo un incidente stradale.
Questo arresto è da subito stato reputato insolito in quanto effettuato immediatamente dopo il discorso con il quale il presidente Heydar ha annunciato lo stato di emergenza in virtù della diffusione del Covid-19.
Il leader ha infatti dichiarato: “Durante la fase della malattia saranno applicate le regole di relazioni completamente nuove. Bisogna saperlo. È possibile che uno stato di emergenza possa essere dichiarato ad un certo punto. In questo caso, l’isolamento dei rappresentanti della quinta colonna diventerà una necessità storica”.
Questo arresto è solo l’ultimo di una lunga serie, usati come mezzo per colpire gli oppositori politici ed i loro famigliari. Si ricordano, a mero titolo di esempio, quello della figlia e del genero di Tofig Yagublu i quali sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e 6 mesi di carcere nel 2012 ed a 5 anni nel 2014.
L’economia del paese transcaucasico è basata principalmente su petrolio e gas naturali.
La nazione è infatti al centro del progetto del Gasdotto TAP – “Trans Adriatic Pipeline” – poiché il giacimento Shah Deniz si trova a pochi chilometri dalle coste di Baku nel Mar Caspio. Detto progetto mira a far giungere il petrolio in Italia partendo da Baku, passando per la Georgia, la Turchia ed arrivando così in Grecia ed Albania.
Questo bacino petrolifero è uno dei più importanti in quanto, essendo collegato all’Italia e soprattutto all’Europa, è la principale fonte di risorse per tutto il territorio.
Grazie al gasdotto poi si sono consolidati i rapporti tra Italia, Turchia ed Azerbaijan – essendo questi ultimi i principali promotori del progetto di trasporto di gas naturali. Tra gli altri partner commerciali vi sono gli Stati Uniti, la Germania, la Russia, Francia, e la Repubblica Ceca. I partner commerciali sono aumentati anche grazie alla forte crescita economica avvenuta a seguito dell’indipendenza dall’URSS, crescita che continua ancora oggi. Sono sempre di più gli stati infatti, che investono nel territorio caucasico incentivati anche dalla grande libertà fiscale, commerciale, monetaria e del lavoro.
Dal momento che l’economia è incentrata quasi esclusivamente su petrolio e gas naturali però, l’instabilità economica della regione è alta e varia al continuo variare del prezzo del greggio al barile. Il PIL del paese derivante esclusivamente dalla produzione di petrolio e gas naturale è pari al 56,6% del totale, sebbene l’Azerbaijan impieghi solo il 15% di forza lavoro per produrli.
Durante l’attuale crisi pandemica mondiale infatti l’economia azera ne ha risentito molto dal momento che il prezzo del greggio al barile è sceso da 60$ a 27$, determinato una perdita economica totale pari a circa il 25%.
L’altra criticità del sistema economico azero è la disoccupazione regionale, specialmente nella regione del Nagorno-Karabakh, dovuta in parte al perenne conflitto, ma anche al fatto che la principale fonte di sostentamento del territorio è l’agricoltura che non ha molta influenza sul PIL.
L’agricoltura infatti, pur essendo il secondo settore economico per impiego di forza lavoro con il 35,9% di occupati, è all’ultima posizione per produzione del PIL – che si attesta intorno al 5,7% del totale. Questo mancato rilievo del settore agricolo è attribuibile alle scelte del governo, il quale sta cercando di potenziare enormemente il settore secondario.
Fondamentale per lo sviluppo di questo settore è il distretto di Baku, negli ultimi anni talmente sviluppato che attira una forte migrazione interna dalle altre regioni. Nel distretto della capitale infatti, si trovano tutti i principali giacimenti petroliferi e di gas naturali, intorno ai quali si sono sviluppate anche molte attività secondarie e funzionali allo sfruttamento degli stessi.
Il sistema economico dell’Azerbaijan sta subendo forti impatti dal punto di vista ambientale.
L’oro nero infatti, è sempre stato al centro della vita della regione sin dal 600 a.C. quando “l’acqua di fuoco” veniva usata per illuminare, scaldarsi, realizzare medicine e costruire armi.
L’importanza del petrolio rimase immutata anche con il passare del tempo finché, nel 1804, fu costruito proprio in Azerbaijan il primo pozzo petrolifero off shore e nel 1844 venne effettuata la prima trivellazione di un pozzo petrolifero.
Sebbene il petrolio è ancora al centro dell’economia del paese, il governo sta cercando di realizzare la transizione energetica verso fonti di energia rinnovabile ma con scarsi risultati, visto che il paese rimane fortemente ancorato al petrolio essendo questo il settore che produce la maggior parte del PIL del paese.
La scarsa volontà del paese di “emanciparsi” verso un’economia più green è ben visibile nella storia della costruzione del Gasdotto TAP, accusato di essere stato finanziato dalla mafia italiana, greca e turca.
Ma il paese, volente o nolente, dovrà fare i conti prima o poi con la natura che sta contaminando.
Negli ultimi anni infatti, le temperature medie sono aumentate ed il livello del Mar Caspio è conseguentemente passato dai -28 metri di profondità massima del 1961, ai -26,5/-25 odierni.
A seguito dell’innalzamento del livello del mare poi, i bacini di acqua dolce, fondamentali per l’agricoltura, stanno sempre più scomparendo – poiché contaminati dall’acqua salata – e le strutture che si ergono sulla costa sono a rischio distruzione.
http://www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=013
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Azerbaijan/Azerbaijan-mal-di-petrolio-199426
https://www.rinnovabili.it/energia/tap-gas-azerbaijan-mafia-222/
I paesi dell’ex Unione Sovietica sono molto belli da un punto di vista paesaggistico, ma la maggior parte di questi…
Come abbiamo visto nella nostra scheda paese dell’Azerbaijan, l’economia di questo stato è basata sui combustibili fossili, principalmente petrolio e…