Ghana

Ghana 

(a cura di Angelo Lerro)

I territori ghanesi sono ricompresi odiernamente fra i due grandi fiumi della zona, il Volta ed il Tano entrambi con la foce nel golfo di Guinea. Poco note sono le vicende relative ai territori ghanesi prima dell’incontro con i popoli europei. In effetti, come comune nella zona, numerose erano le tribù, in alcuni casi unite in confederazioni, ma nessuna di esse riuscì ad imporsi come soggetto politico egemone nella zona.  I primi europei ad affacciarsi sulle coste ghanesi furono i portoghesi, in particolare con la conquista del porto di Elimina (1481), che diventerà poi importante centro commerciale della costa. L’interesse occidentale per area era ascrivibile sia per le numerose materie prime (oro, diamanti e cacao) che per la tratta schiavista. Nel corso della penetrazione nell’entroterra, gli europei si imbatterono nel significativo e combattivo Regno di Ashanti. Il regno è passato alle cronache dell’epoca per la sua irriducibile resistenza alle potenze straniere, in particolare all’impero britannico.  Per circa ottant’anni il regno combatte strenuamente contro gli inglesi nelle quattro guerre ashanti-britanniche (1826-1900), per poi dover capitolare di fronte alla prima potenza globale dell’epoca. Si creò così la colonia britannica della Costa d’oro. Colonia che, per via dei suoi importanti giacimenti d’oro, fu considerata il fiore all’occhiello delle colonie britanniche in Africa. Tipico dell’amministrazione coloniale inglese, è che essi governarono, anche la prestigiosa colonia, attraverso la c.d. indirect rule, ossia demandando il controllo del territorio ai signori locali piuttosto che ad un controllo diretto britannico.  La collaborazione fra Londra ed i capi locali portò ad uno dei migliori esempi di sviluppo infrastrutturale del periodo colonialista. Noto è infatti l’importante sviluppo che la costa ghanese conobbe durante i primi decenni del 1900, grazie alla costruzione di numerose ferrovie e l’ammodernamento dei porti; del resto, superato il periodo schiavista, gli investimenti occidentali, si concentrarono sulle ricche materie prime dell’area, che per essere sfruttate richiedevano adeguati sistemi infrastrutturali.  Come tutte le altre colonie britanniche anche quella della Costa d’oro partecipò allo sforzo bellico delle due guerre. Ciò che però i britannici non considerarono debitamente, fu che, la propaganda alleata - che si poggiava su concetti quali autodeterminazione dei popoli e democrazia - avrebbe influenzato anche i militari provenienti dalle colonie. Militari che tornati in patria cominciarono a pretendere molto di più da Londra in termini di autonomia ed autogoverno. La costituzione concessa nel 1946 e le prime elezioni del 1947 furono il simbolo del cambiamento ed indipendentismo ghanese. Un uomo su tutti incarnò, in quegli anni, le grandi speranze del popolo ghanese: Kwana Nkrumah.  Nkrumah, a capo della United Gold Coast Convetion (UGCC), promosse per primo, seguendo lo stile gandhiano in India, il raggiungimento dell’indipendenza dal Regno Unito. Il governo coloniale britannico però mal gradiva la diffusione di aspirazioni indipendentiste fra la popolazione e cercò di limitarne l’espansione attraverso arresti sommari e spari sulla folla, che portarono anche a morti fra i civili. Le iniziative popolari aumentarono e portarono ad una nuova costituzione nel 1949, considerata però da molti inadeguata: il governo coloniale, per evitare di perdere del tutto il controllo del territorio, concesse maggior potere ai signorotti locali, più facilmente corruttibili ma che erano mal visti dal resto della popolazione.  Nkrumah, che non accolse positivamente la nuova Costituzione, decise di fondare un nuovo partito (Partito della Convenzione del Popolo) attraverso il quale amplificare la protesta e dare maggior peso ai movimenti anticoloniali. Decise a questo punto di partecipare alle elezioni (1951) dove ottenne 34 seggi su 38, diventando così Primo Ministro. Il percorso però verso la piena indipendenza non fu agevole, in quanto vi erano delle importanti questioni territoriali con il nascente stato del Togo e anche perché il Primo Ministro non era particolarmente amato nell’entroterra, dove veniva considerato troppo progressista.   Nonostante i numerosi ostacoli, il percorso indipendentista raggiunse la sua fine con la nascita della Repubblica del Ghana nel 1960, l’ingresso nel Commonwealth britannico e la proclamazione di Nkrumah come primo Presidente del Ghana.  Dall’indipendenza ad oggi  I primi anni della nuova Repubblica furono caratterizzati dalle politiche del Presidente sulle quali non pare agevole dare un giudizio univoco. Sicuramente le politiche presidenziali, ispirate da ideali socialiste, cercarono di mettere al centro lo sviluppo sociale e agricolo del Paese al fine di emancipare la popolazione, soprattutto delle zone rurali. Allo stesso tempo numerose sono le critiche all’operato presidenziale per quanto concerne l’ordine pubblico interno; violente furono le modalità con cui Nkrumah soppresse il dissenso secessionista soprattutto nelle zone più interne del Paese.   Le violenze inclinarono notevolmente il rapporto fra il Presidente e la popolazione, fino a giungere al colpo di Stato del 1966 ed alla formazione di un governo provvisorio di matrice militare, che traghettò il Paese fino a nuove elezioni, vinte dal Progress Party (antitesi di Nkuramah). Il nuovo governo però non durò a lungo. Un’importante crisi economica  infatti, soffiò sulle braci ancora calde del malcontento popolare, portando ad un secondo colpo di Stato capeggiato da Acheapong, a sua volta spodestato in seguito a numerose proteste studentesche e di ispirazione democratiche.  L’assetto costituzionale non riuscì a vincere le fragilità del giovane Stato africano che ben presto nel 1981, dopo la vittoria di Limann alle elezioni presidenziali, vide prevalere di nuovo un regime militare fortemente accentrato. Protagonista del golpe fu Rawlings, Tenete dell’aviazione, il quale detenne il potere fino alla fine degli anni ‘90. Dai primi anni duemila vi fu però una progressiva restaurazione delle istituzioni democratiche. Le elezioni ed il passaggio del potere avvennero pacificamente, con grande stupore degli osservatori internazionali. L’attuale Presidente è Nana Akufo Addo (https://www.internazionale.it/notizie/2017/01/07/nana-akufo-addo-e-il-nuovo-presidente-del-ghana) . 

Ordinamento dello Stato ed economia 

La Repubblica ghanese ha un ordinamento statale unitario: le autonomie locali non hanno molti spazi di autogoverno ed il potere appare fortemente concentrato nelle istituzioni centrali. Parlamento e Presidente sono i due pilastri dello Stato ghanese, entrambe le cariche, elette a suffragio universale, hanno una durata di 4 anni; la carica presidenziale è eletta a doppio turno, nel caso in cui alla prima votazione nessun candidato dovesse raggiungere il 50% più uno dei voti.    Il Ghana risulta essere uno dei Paesi africani con i migliori rapporti esteri, sia con gli altri Stati africani che con i partner occidentali. Oltremodo centrale è il peso del Ghana all’interno dell’Unione Africana e dell’ECOWAS. In effetti lo Stato ghanese appare agli osservatori internazionali uno delle poche entità politiche stabili e democratiche presenti sul continente africano, come confermato dal primato africano per libertà di stampa e d’espressione. Il sistema democratico è fortemente influenzato dal biparitismo (la Presidenza, stando alle ultime tornate elettorali, è contesa da una competizione a due fra New Democratic Congress e il New Patrioct Party).  Da un punto d vista economico, il Ghana negli anni ha acquisito una sempre migliore reputazione come catalizzatore di investimenti esteri. La stabilità politica, come la costante crescita economica, ha reso il Ghana uno dei migliori Stati in cui investire agli occhi delle potenze economiche globali (https://www.affarinternazionali.it/2020/12/al-voto-il-ghana-simbolo-di-stabilita-politica-e-transizione-democratica/). Altro fattore che molto ha incentivato gli investimenti, sono le migliori condizioni sociali della popolazione: il tasso di scolarizzazione è più alto della media africana, il che permette di puntare anche sul settore dei servizi.  Il fondamento dell’economia ghanese per anni è stato lo sfruttamento delle ricche ed ingenti materie prime – fra tutte soprattutto, oro e cacao (http://www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=069). Anche le riserve di petrolio e gas naturale sono discrete che, sommato all’energia prodotta dalla diga di Akosombo (la diga più grande del mondo), pongono lo Stato africano in buon rapporto per quanto concerne la questione energetica.  Il clima ghanese è tipicamente tropicale con due stagioni una secca e l’altra umida. Le temperature, per via del cambiamento climatico, sono però in costante aumento. In particolare la siccità, ormai strutturale nel nord del Ghana, ha costretto giovani uomini e donne a migrare verso le principali città dello Stato africano o verso l’Europa (https://www.linkiesta.it/2021/09/crisi-clima-schiavitu-moderna/). La siccità, oltre a ridurre i campi coltivabili, innesca violenze e soprusi fra la popolazione per garantirsi le poche risorse d’acqua disponibili. 

Popolazione ed etnie 

Il Ghana, di cui la capitale è Accra, ha una popolazione di circa 27 milioni di abitanti. La qualità della vita appare in costante aumento, inoltre, differentemente da quanto accade in molti Stati africani, rare sono le violenze e le malversazioni delle forze dell’ordine sulla popolazione civile.  Anche in Ghana, per quanto in quantità minore rispetto al resto del continente africano, sono presenti attriti etnici. Rilevante è il conflitto culturale presente fra il nord ed il sud del Paese, dove le popolazioni del nord (nel quale sono concentrati la maggior parte dei fedeli mussulmani) si sentono discriminate e sottoposte al potere centrale. Le zone settentrionali, connotate da una maggior presenza agricola e da un più marcato conservatorismo, soffrono le politiche liberiste e progressiste della classe dirigente centrale.  Da un punto di vista etnico il Ghana si presenta come uno Stato multietnico, vi sono infatti più di 50 lingue locali sebbene l’inglese sia la lingua ufficiale. Gli Ashanti o Asanti sono il più grande sottogruppo del popolo Akan e rappresentano quasi il 50% della popolazione ghanese; parlano un dialetto Asanti di Twi che è una lingua parlata da oltre dieci milioni di Asanti come prima lingua. Ashanti significa "a causa della guerra". Altro gruppo etnico rilevante (18%) è quello Mole-Dagbon, abitanti principalmente le regioni settentrionali del Paese (etnia originaria del Burkina Faso). Compongono invece circa il 13% gli Ewe, i quali sono ancora organizzati in villaggi ed eleggono i loro capi per consenso con il consiglio degli anziani (https://it.ripleybelieves.com/major-ethnic-groups-of-ghana-1167).   La quasi totalità della popolazione si definisce credente. Quasi i 4/5 della popolazione si ritine cristiana di cui la metà protestante, è altresì diffuso il cattolicesimo ed altri confessioni cristiane minori. Significativa è la minoranza mussulmana sunnita che conta quasi il 18% della popolazione, diffusa quasi esclusivamente nel nord del Paese. 

Diritti umani 

L’indice di sviluppo umano pone il Ghana al 135° posto della classifica mondiale (https://it.wikipedia.org/wiki/Indice_di_sviluppo_umano). Molti sono stati gli sforzi della classe dirigete locale e internazionale per migliorare la tutela dei diritti civili e sociali della popolazione ghanese ma ancora lunga è la strada da fare.    Per quanto concerne i diritti delle donne, la Costituzione ghanese non prevede nessuna forma di discriminazione, di fatto però la disparita di trattamento fra uomo e donna è tutt’altro che sfumata. Si pensi ad esempio che in alcune parti del Paese è ancora permessa la poligamia e notevoli sono le problematiche afferenti ai diritti successori; in alcune comunità, di fatto quasi del tutto autogestite, le donne non posso ereditare e accedere al credito, diritti che sarebbero loro riconosciuti se venissero applicate le leggi statali. Nelle zone rurali ancora molto forte è l’influenza del capo famiglia, che controlla e decide la vita dei componenti femminili della stessa. Per di più, ancora molto diffusa sono le pratiche di mutilazione genitale femminile; a bene vedere, fortunatamente, il dato nazionale è in diminuzione (nell’età fra i 15 e i 49 anni circa il 10% della popolazione femminile ha subito qualche forma di mutilazione) ma in alcune zone, in particolare del nord a maggioranza mussulmana invece il dato è in controtendenza.   Anche sul versante dei diritti LGBTQ+ il quadro non appare roseo. In gran parte dei media ed all’interno del Paese, il dibattito politico sull’argomento è incardinato su stereotipi e su falsità primitive di ogni genere. Nell’ordinamento ghanese vi sono alcune figure di reato riguardanti “comportamenti carnali” non consentiti. Pur se nei fatti le condanne per queste tipologie di comportamenti sono pochissime rimane però, per gli appratenti alla comunità LGBTQ+, un forte e sentito stigma sociale. La maggior parte della popolazione ritiene che l’omosessualità sia un peccato e che non appartenga alla cultura ghanese ma che sia stata importata involontariamente dagli europei e dai mercanti arabi.  Passi in avanti invece vi sono per quanto riguarda i diritti dei lavoratori che negli anni hanno acquisito sempre maggiori garanzie. In particolari i minori, i quali secondo il Labour Act del 2003, non posso svolgere attività lavorative che possano minacciare l’ordinario percorso scolastico. Molti lavoratori soprattutto nelle campagne versano però ancora in condizioni di forte sfruttamento, in quanto non hanno accesso a nessun tipo di tutela e molto spesso sono sottopagati.   

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Note di approfondimento

https://www.amnesty.org/en/location/africa/west-and-central-africa/ghana/report-ghana/  https://www.goafrique.it/ambiente-e-clima-in-ghana/  https://www.infomercatiesteri.it/public/rapporti/r_13_ghana.pdf  https://www.santannapisa.it/sites/default/files/u24098/rapporto_coi_ghana.pdf  file:///C:/Users/angel/Downloads/UNDP_GH_IG_GhanaCountryAnalysis2010_10102013.pdf.pdf 

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