Haiti è il Paese più povero dell’emisfero occidentale con quasi ¼ della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. Nella sua capitale, Port-au-Prince, si trova lo slum di Cité Soleil, un’area caratterizzata dalla povertà e dalla violenza, ma anche un luogo dove la popolazione sta provando a risollevarsi grazie a movimenti popolari nati soprattutto dopo il terribile terremoto del 2010. Per capire meglio il contesto in cui sorge Cité Soleil e le ragioni di tanta miseria e violenza è importante ripercorrere la storia del Paese nel suo insieme.
Storia politica e sociale di Haiti
Haiti sorge nella parte occidentale dell’isola di Hispaniola, che condivide con la più ricca e turistica Repubblica Domenicana. Viene spesso ricordata come la prima repubblica nera ed il secondo Stato indipendente più antico delle Americhe. Ottenne l’indipendenza dalla Francia nel 1804 grazie alla rivoluzione guidata da Toussaint Louverture. Da allora però le sorti della piccola repubblica non furono positive: proprio a causa della rivoluzione, la neonata repubblica fu subito emarginata dalle potenze coloniali del tempo e soggetta a interventi militari stranieri fin dalla sua fondazione.
A livello sociale vi è da sempre un forte contrasto tra la popolazione nera, originaria dell’Africa e discendente dagli schiavi, e quella meticcia la quale, avendo accesso a un’istruzione più avanzata, è diventata di fatto la classe economica e politica dominante. Questi attriti non hanno facilitato la crescita del paese né la sua stabilità e infatti dei 55 presidenti che hanno governato Haiti dalla sua indipendenza solo 9 hanno effettivamente concluso il loro mandato; 33 sono stati giustiziati e 23 sono stati rovesciati da colpi di stato.
Tra i tanti presidenti uno dei più importanti fu François Duvalier (noto come Papà Doc). Eletto nel 1957 grazie al supporto della popolazione nera, Duvalier instaurò immediatamente un regime dittatoriale e si autoproclamò presidente a vita. Gli succedette il figlio (Baby Doc), di appena 19 anni, che continuò la politica del padre. La popolazione haitiana, sempre più povera, iniziò a emigrare verso gli Stati Uniti e le isole caraibiche limitrofe. Nel 1986 una rivolta popolare rovesciò il regime di Baby Doc e portò al potere il sacerdote salesiano Jean Bertrand Aristide. Aristide, da sempre dalla parte dei meno fortunati, fu subito rovesciato dai militari nel 1991 e venne costretto anche lui all’esilio. Tale colpo di stato non trovò l’approvazione degli Stati Uniti e dell’ONU che decretò un blocco economico nei confronti del Paese, impoverendo una popolazione già sull’orlo della crisi.
L’intervento internazionale permise ad Aristide di tornare in patria e di venire rieletto nel 2000. Purtroppo, però l’incapacità politica del presidente, che non riuscì a risollevare le sorti del Paese, portarono ad un nuovo colpo di stato che rovesciò ancora una volta il governo nel 2004. A questo punto l’ONU autorizzò un intervento militare, la Mission des Nations Unies pour la Stabilisation en Haiti (MINUSTAH).
Nel 2010 Haiti venne sconvolta da un potente terremoto che riportò la popolazione e il Paese nel caos. Vaste aree furono distrutte: a Cité Soleil crollò il penitenziario e molti membri delle gang, che erano stati arrestati anche grazie all’appoggio della popolazione locale, fecero ritorno a casa. La situazione già di per sé molto tesa, venne aggravata da questi ritorni. Inoltre, il fatto che i confini tra le varie zone di appartenenza delle gang erano stati distrutti, inevitabilmente portò a una nuova guerra tra le fazioni rivali. Molte case furono rase al suolo e la popolazione, già povera, si ritrovò ulteriormente immiserita. Ciononostante, nacquero in questo periodo molti gruppi civili che si unirono per ricostruire Cité Soleil. Tra questi è interessante menzionare Konbit Solèy Leve e Sakala Haiti.
Da Cité Simone a Cité Soleil
50 anni fa, la zona che è attualmente conosciuta come Cité Soleil era semplicemente un campo di coltivazione della canna da zucchero. Vi sorgeva solo una fabbrica che serviva a processare la materia prima ubicata vicino al porto da cui partivano le navi che consegnavano lo zucchero processato ai paesi d’oltremare. La zona era conosciuta come Cité Simone.
Negli anni ’80 e ’90, Haiti attraversò vari momenti di crisi e molte famiglie si trovarono costrette a spostarsi dalle zone rurali verso le città. A Port-au-Prince molte di queste famiglie finirono nella zona di Citè Simone dove vi era maggiore possibilità di trovare lavoro per via delle fabbriche e le abitazioni erano vendute a basso costo. Purtroppo, i progetti di costruzione immobiliare iniziati dai vari governi susseguitisi negli anni non sono riusciti a tenere il passo con la continua e veloce immigrazione nella zona, obbligando le famiglie ad organizzarsi autonomamente. Sorserò così migliaia di alloggi di fortuna, costruiti su terreni instabili e nella maggior parte dei casi privi delle fondamentali norme igieniche e di sicurezza.
Oggi la vecchia Cité Simone viene chiamata Cité Soleil. Delimitata dal mare e dalla Route Nationale 1, si estende su un territorio di 21 kmq e con i suoi 400.000 abitanti è l’area più densamente popolata del Paese e, purtroppo, tra le più povere e violente. La maggior parte della popolazione è composta da bambini o giovani adulti che non hanno ricevuto un’educazione adeguata a causa dell’insufficienza di strutture scolastiche nella zona. La mancanza di prospettive future e di lavoro rende più facile la proliferazione di attività illegali e incrementa il potere delle gang che controllano l’area. A peggiorare ulteriormente il quadro vi è l’assenza dello Stato e delle istituzioni. L’area, oltre a soffrire di una carenza cronica di infrastrutture pubbliche, manca completamente di servizi di rimozione della spazzatura incidendo ulteriormente su condizioni igieniche già di per sé estreme. Ad esempio, dal momento che Cité Soleil si trova ad un livello inferiore rispetto agli altri quartieri della città riceve, nei giorni di pioggia, un flusso costante di liquami e sostanze nocive. Questo ha portato ad una proliferazione di malattie quali la malaria, la dissenteria e il tifo. La mortalità neonatale è del 10%.
La maggior parte della popolazione a Cité Soleil dipende da attività informali e sono pochi coloro che possiedono dei lavori stabili. Il Brooklyn market e il Bwa Nef market sono il cuore pulsante della vita di quest’area. Nei quartieri che sono bagnati dal mare, le attività principali riguardano la vendita del pesce; mentre nei quartieri più vicini alla Route Nationale 1, si contano attività più grandi come depositi commerciali o vendite all’ingrosso. Nell’area sorgono ancora delle fabbriche (tra le uniche forme di lavoro stabile e legale) che però garantiscono salari molto bassi.
Le gang
La caduta dei governi Duvalier segnò un periodo di grande crisi e la popolazione locale cominciò ad armarsi per difendersi dalla repressione sistematica che veniva eseguita in quegli anni. Durante il governo Aristide, nacquero le cosiddette baz: gruppi di giovani che si organizzavano per preparare azioni locali o nazionali. Molti gruppi politici cominciarono a supportare e ad armare le baz che acquisirono così molto potere. Inoltre, è noto che tutt’oggi vi sia una forte collusione della politica con il sistema delle gang, tanto è vero che i partiti ed i politici spesso le finanzini per creare “disordini” utili ai loro scopi.
Non tutte le baz sono armate: molte non svolgono solo azioni violente, ma anche politiche e sociali. Le più facinorose però con il tempo si sono consolidate in gang vere e proprie. La gerarchia è piuttosto semplice; a capo c’è lo “chef”, e al di sotto, seguendo una gerarchia non sempre facilmente intuibile, ci sono vari sottoposti detti “solda”, soldati.
A Cité Soleil si entra nelle gang quando si è ancora molto giovani e, con il passare del tempo, si scalano i vertici. Entrare è relativamente semplice, uscirne è quasi impossibile. La violenza tra gang è all’ordine del giorno, ma vi è anche molta violenza all’interno delle gang stesse per garantirsi potere e controllo. Le gang si autofinanziano grazie ad attività illegali locali quali furti e sequestri di persona, ed acquisiscono potere grazie a contatti politici anche di alto livello.
Per i giovani di Cité Soleil far parte di una gang non solo garantisce protezione per sé stessi e per la propria famiglia, ma infonde loro anche un senso di appartenenza, in una vita altrimenti priva di possibilità. Le gang, inoltre rappresentano una delle poche possibilità di reddito all’interno di Cité Soleil e, godendo in molti casi di legami politici, essere membro di una gang può portare a sbocchi professionali legali ed opportunità di crescita.
Nel 2004 questi gruppi avevano accresciuto il loro potere a dismisura, arrivando a controllare tutta Cité Soleil. Era diventato quasi impossibile per le forze dell’ordine penetrare nei quartieri e le pochissime organizzazioni internazionali che operavano nella zona lavoravano sotto continua minaccia.
Nel 2007, il governo autorizzò un intervento congiunto delle forze del MINUSTAH e di polizia con l’obiettivo di riportare il controllo statale a Cité Soleil. L’area diventò così territorio di guerra. Ancora oggi gli abitanti ricordano quel periodo come estremamente violento e caratterizzato da un uso spesso spropositato della forza da parte della polizia e del MINUSTAH. Dopo mesi di combattimento, i leader delle gang furono in maggior parte arrestati o uccisi e lo Stato riprese il controllo di Cité Soleil. Purtroppo, l’opportunità di creare posizioni di lavoro e ristabilire la sicurezza nella zona non fu sfruttata. I fattori che alimentano da sempre la violenza e la povertà a Cité Soleil non furono risolti e nel 2013 la percentuale di giovani implicati in attività legate alle gang locali ritornò ai livelli pre 2007. Il MINUSTAH controlla ancora oggi la zona, ma la sua presenza non è gradita da gran parte della popolazione che lo percepisce come un simbolo dell’occupazione straniera ad Haiti.
La marcata insofferenza verso le forze dell’ordine e del MINUSTAH – che si sono macchiate di violenze ingiustificate – e verso lo Stato – che non ha saputo aiutare la popolazione nel momento del bisogno – ha aumentato il potere delle gang locali. Infatti, la popolazione tende a proteggere i loro membri che sono visti come sostituti dello Stato e della polizia. L’interazione tra le gang e la comunità locale non è comunque semplice; da un lato è vero che i gruppi armati garantiscono protezione alla popolazione, ma dall’altro sono proprio loro a creare violenza e insicurezza.
Esistono delle regole non scritte che le gang dovrebbero rispettare. Per esempio, la popolazione non accetta sparatorie indiscriminate e si aspetta che i “bersagli” delle violenze non siano casuali. Molto spesso queste “prassi” non sono rispettate e, da difensori dei poveri, le gang diventano veri e propri tiranni che governano grazie alla violenza od alla minaccia di violenza; l’uso dello stupro è tristemente diffuso.
Un futuro per Cité Soleil
Negli ultimi anni, Haiti ha vissuto un periodo di grande tensione. Il Paese versa in uno stato di instabilità politica e di violenza diffusa. Il governo di Jovenel Moïse non è riuscito a risolvere i problemi atavici del Paese ed a risollevarlo dalle crisi umanitarie dovute, prima al terremoto del 2010, e poi all’uragano del 2016, e dunque non gode del supporto della popolazione. Nel 2018 e nel 2019 si sono succedute costanti proteste contro le politiche di Moïse, alle quali la polizia ha reagito con eccessiva forza. Le violenze delle gang invece restano impunite. Nel 2020 si sono presentati i primi casi di Covid-19. I numeri ufficiali sembrano non essere molto elevati ma questo potrebbe essere dovuto a un problema di registrazione in quanto le persone sono restie a dichiarare il proprio stato di salute perché hanno paura di ritorsioni e stigmatizzazioni. Sicuramente la pandemia non ha agevolato una popolazione già vulnerabile.
Tutto ciò non ha di certo migliorato le prospettive future per i cittadini di Cité Soleil che ancora una volta si ritrovano a vivere in una situazione di costante insicurezza. In mezzo a tutta questa devastazione c’è però chi ancora crede nella speranza e cerca di risollevare le sorti di quest’area così tormentata. Dopo il terremoto del 2010 che ha raso al suolo gran parte di Cité Soleil, la popolazione si è organizzata in gruppi civili per ricostruire l’area e così sono nati movimenti e organizzazioni che cercano di ridare fiducia e sogni di un futuro migliore ai cittadini di Cité Soleil.
Tra questi vi è Konbit Solèy Leve, un movimento sociale che si pone come obiettivo di unire tutta la popolazione di Cité Soleil in un’unica rete di mutua assistenza basata sui principi di partecipazione, solidarietà e reciprocità.
Chiunque può prendere parte alle attività di Konbit Solèy Leve, anche i membri delle gang, purché si impegnino a non fare ricorso alla politica, alla violenza ed alle armi. Il movimento tiene a precisare di essere un movimento apolitico e apartitico. Per quanto riguarda le risorse, preferisce giovarsi di quelle locali, mentre le partnership esterne sono limitate agli enti che rispettano pienamente i valori e i principi del movimento. Altro elemento importante è il concetto di autodeterminazione: sono le comunità a decidere le loro priorità ed a richiedere assistenza in aree da loro prescelte. Per finire, il movimento vuole costruire una nuova identità “Soleiana” basata sull’orgoglio per le proprie origini ma non sugli attriti e la violenza tra quartieri. A tal fine il movimento lotta contro gli stereotipi sia interni che esterni attraverso la promozione delle eccellenze di Cité Soleil.
Un’altra realtà di spicco è Sakala, centro di aggregazione giovanile, nata durante i violenti mesi succedutisi dopo la caduta del governo di Aristide nel 2004. In creolo è l’acronimo di Sant Kominote Altènatif Ak Lapè (Centro della Comunità per un’Alternativa Pacifica). In quel periodo la situazione era diventata così tesa che gli adulti non erano più in grado di gestire i bambini i quali, senza adeguate strutture scolastiche, si trovavano abbandonati e spesso entravano a far parte delle gang. Sakala nacque per offrire un’alternativa ai bambini ed ai giovani dell’area, garantendo il loro sviluppo attraverso l’educazione, gli sport e l’agronomia. Oggi sono 250 i bambini e giovani che usufruiscono dei progetti e dei programmi di Sakala. Nel 2019 il movimento ha lanciato inoltre un’iniziativa per la rinascita economica ed ambientale di Cité Soleil.
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