Dharavi, famoso in tutto il mondo grazie al film Slumdog Millionaire (2008), viene considerato come uno dei più estesi, popolosi e iconici slums di tutta l’Asia e l’India. Precarie condizioni di vita e mancanza di servizi essenziali a parte, fino a che punto è possibile considerarlo uno slum?
Mumbai o slumbai? – Il contesto
Dharavi si erge nell’area meridionale di Mumbai, l’attuale capitale economica dell’India che, con i suoi 18 milioni di abitanti, ha guadagnato il primato di città più popolosa di tutta la nazione.
La metropoli è nata dall’unione di sette isole originariamente separate, il cui valore e posizione strategica vennero prontamente recepiti, in epoca coloniale, prima dai portoghesi e poi dagli inglesi.
Quest’ultimi, tramite interventi e progetti di ristrutturazione della città, segnarono la nascita della rivoluzione industriale di Mumbai, dettando il passaggio da un’economia prettamente rurale, basata su agricoltura, pesca e artigianato, al settore dei servizi urbani.
Tali trasformazioni e radicale cambio di identità sono avvenuti in modo brusco e impattante, quasi calati dall’alto, senza tener conto dell’assetto sociale e fisico originari della città stessa.
Le nuove peculiarità acquisite infatti, unite all’avvento della globalizzazione, diedero l’avvio a una serie di trasformazioni dagli effetti epocali che hanno contribuito a rendere la metropoli una realtà duale e profondamente contraddittoria in cui coesistono fianco a fianco strutture modernissime e lussuose e spazi di urbanizzazione spontanea, privi dei servizi essenziali.
Le trasformazioni verificatesi a livello economico hanno avuto un’immediata ripercussione sulla composizione della popolazione della città.
A inizio Novecento, la popolazione registrata dal Censimento era di circa due milioni di abitanti; nell’arco di un secolo gli abitanti della metropoli toccarono i diciotto milioni.
Tale smisurato aumento di popolazione è determinato da molteplici fattori.
Uno dei primi elementi che hanno profondamente influito sulla crescita demografica smisurata sono state le politiche di lotta contro le carestie ed il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Misure che hanno avuto dirette ripercussioni sul tasso di natalità, non più controbilanciato da un altrettanto elevato tasso di mortalità.
Un ulteriore fattore determinante fu l’enorme portata del fenomeno migratorio.
Successivamente alle grandi trasformazioni avvenute a livello economico, la città divenne immediatamente un polo attrattivo per i numerosi migranti provenienti da realtà rurali dello stato del Maharashtra, da altri stati indiani e, in minor misura, da altri paesi.
L’evento fu di una tale importanza tanto che si stima che all’inizio del Novecento l’80% della popolazione della città fosse costituito da persone nate fuori Mumbai.
Risulta evidente quindi che, anche Mumbai, così come molte città indiane, fece un enorme salto verso un maggiore sviluppo urbano per far fronte alla smisurata crescita demografica.
A causa della mancanza di infrastrutture adeguate e all’impreparazione delle istituzioni, si è verificato un rapido aumento di popolazione nelle aree informali, in totale assenza di una precisa pianificazione e dei servizi fondamentali.
Come accennato precedentemente, l’aumento di popolazione ed in particolar modo il fenomeno migratorio, paiono essere strettamente connessi con la nascita e l’aumento degli spazi di urbanizzazione spontanea anche se, il problema alla base di tale situazione, pare essere di altra natura. L’ostacolo maggiore è rappresentato dalla pressione che la crescita demografica esercita su un territorio limitato e con poche possibilità di espandersi ulteriormente. Dal momento che Mumbai è una penisola, quindi circondata dal mare da tre lati, infatti, non è possibile rispondere al maggior bisogno di spazi e terre su cui costruire della sua popolazione.
Considerati tali fattori, non è difficile immaginare che Mumbai detenga il primato di realtà indiana in cui più persone risiedono in aree slum: stando all’ultimo dato ufficiale rappresentano il 65%, più della metà della popolazione.
Proprio a causa di tali elevate percentuali, la metropoli ha meritato il colorito epiteto di Slumbai.
Lo slum-villaggio: storia e vita all’interno del più esteso e peculiare insediamento informale di Mumbai
Nonostante la forte presenza di aree di urbanizzazione spontanea, lo slum più esteso e conosciuto anche a livello mondiale, è Dharavi.
Tale spazio conta oltre un milione di abitanti (cifra abbondantemente sottostimata) e si estende per circa 1.200 km quadrati presentando una densità abitativa di più di 800 persone per km quadrato.
Il nome attuale pare che derivi dal termine in lingua Marathi “Dharevarca” ovvero “Terra delle insenature”. Prima della colonizzazione inglese, infatti, Dharavi si trovava su una delle tante isole che vennero collegate e unite solo in seguito.
Stando a quanto riportato dalle fonti ufficiali, nacque tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, come un piccolo villaggio in cui vi risiedevanoun centinaio di pescatori che, avendo accesso diretto al mare, vivevano esclusivamente di pesca.
A metà Ottocento poi, con l’arrivo degli inglesi, vennero effettuate opere di bonifica e grandi progetti di ingegneria civile che avevano l’obiettivo di unire le sette isole in un unico agglomerato urbano, cambiando profondamente l’assetto della città e la sua natura.
Con tale operazione gli abitanti di Dharavi persero lo sbocco sul mare “barattandolo” – in realtà non avevano possibilità di scelta trovandoci in piena era coloniale – con una grande autostrada, la Link Road, che permise di collegare Mumbai da nord a sud.
Gli abitanti originari, essendo un piccolo gruppo di pescatori, non ricevettero né attenzione né aiuti del governo e, per poter continuare a sopravvivere dovettero adattare il loro business alle nuove esigenze: iniziarono a guadagnare con ilcommercio illegale dell’alcool.
Tale commercio ebbe particolare fortuna e, con l’espansione dei territori e la crescente attrattiva che esercitava il centro urbano, si stabilirono a Dharavi anche alcuni gruppi di migranti provenienti dal Gujarat, portando con sé il know how relativo a uno dei mestieri identitari per il loro popolo: la lavorazione della ceramica. La stessa cosa accadde con i conciatori di pelli provenienti da altre aree del Maharastra e i ricamatori dell’Uttar Pradesh. Fu così che nella comunità si inserirono sempre nuovi gruppi di migranti che avviarono laproduzione e il commercio di numerosi prodotti, rendendo Dharavi un’area estremamente produttiva ed essenziale per la sopravvivenza della metropoli stessa.
Proprio tali elementi, le sue origini e lo spiccato spirito imprenditoriale dei suoi abitanti, la rendono un’area unica nel suo genere.
A differenza di altri slums, Dharavi non è nato come uno spazio abitato da migranti provenienti da aree rurali che, attratti dalle possibilità lavorative della metropoli, hanno popolato spontaneamente un’area vicino alle industrie. Dharavi è nato da un villaggio preesistente, i cui abitanti hanno dovuto convertire la loro attività a causa di cambiamenti strutturali del luogo abitato, imposti dall’alto, e hanno saputo farlo adattandosi e ripensando il loro business, tanto che si ètrasformato in un polo attrattivo per i successivi flussi di migranti stabilitisi a Mumbai.
Il villaggio preesistente, quindi, è semplicemente cresciuto, si è espanso, importando nuove competenze e creando enormi e diversificate possibilità di guadagno.
La sua natura di polo produttivo si è conservata intatta negli anni, tanto che è possibile considerare Dharavi uno dei principali centri economici della metropoli.
Estremamente dinamico, con un fatturato annuo che si aggira tra i 700 milioni e 1 miliardo di dollari, attualmente conta circa: 200.000 piccole imprese, 5.000 realtà commerciali e più di 15.000 piccole entità produttive molto competitive in grado di esportare la loro merce in tutto il mondo. Negli ultimi anni, inoltre, si sono sviluppate numerosissime attività che si occupano dello smaltimento e del riciclo dei rifiuti provenienti da tutta la città.
Grazie a queste sue peculiarità, Dharavi ha meritato l’essere positivamente definita come il cuore ed il fegato di Mumbai. Cuore per via delle attività produttive che permettono all’area di fatturare 1 miliardo di dollari l’anno, fegato perché in grado di smaltire e riciclare le scorie prodotte dall’intera città.
Dharavi risulta così abitato principalmente da persone che lavorano direttamente nei settori di business prolificati al suo interno ma, tale affermazione, non è affatto esaustiva.
Un elemento che contraddistingue ulteriormente l’area è la presenza di persone appartenenti alla classe media, che, a causa del costo degli affitti proibitivi o per scelta personale, hanno coscientemente deciso di non abbandonare l’area in cui sono nati e cresciuti.
Purtroppo, nonostante tali aspetti estremamente positivi e la sua funzione essenziale per la sopravvivenza di Mumbai (e non solo!) condivide con le altre aree di urbanizzazione spontanea le più note caratteristiche: assenza di un reale e adeguatamente strutturato sistema idrico e fognario; insufficienza di servizi igienici (con una media di un gabinetto ogni 1500 persone); mancanza di un corretto allacciamento alla corrente elettrica pubblica.
A ciò si aggiunge il fatto che molte industrie smaltiscono illegalmente proprio in questo spazio i propri rifiuti, contribuendo al degrado ambientale dell’area.
Conclusioni – L’importanza di guardare oltre
Dharavi racchiude infinite sfaccettature non sempre facili da comprendere a prima vista. I contrasti più evidenti con la realtà circostante celano quelli nascosti al suo interno,la complessità delle dinamiche che in esso hanno luogo e l’interconnessione tra questo e la città. Spesso non si riesce a cogliere la vivacità e il dinamismo di una simile realtà, ritenuta degradata e priva di qualsiasi valore.
Se anche chi si è arricchito ha spesso deciso di rimanere nello slum, è perché si è creato una sorta di mondo a sé stante con un sistema di valori ed uno stile di vita molto diverso da quello cittadino, seppur ad esso intrinsecamente connesso.
Un’analisi attenta delle varie sfaccettature della megalopoli di Mumbai non può dunque prescindere dal cercare di comprendere anche le dinamiche di questa realtà.
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