Il Karabakh (in azero Karabakh “giardino nero”) è una regione sita nella Transcaucasia, senza sbocco sul mare e facente parte dell’Altopiano Armeno. Più precisamente, si trova a sud-est della catena montuosa del Caucaso minore tra i fiumi Kura e Araz. Il territorio è diviso in due parti: una pianeggiante chiamata Basso Karabakh e l’altra montuosa, teatro di guerra nell’ultimo secolo, ovvero il Nagorno Karabakh.
Gli albori
Le prime tracce storiche di insediamento nel territorio risalgono al IV secolo a.C. quando il Karabakh era parte dell’Albània Caucasica. Il territorio di questo stato si espandeva dal Caucaso a nord, fino al fiume Araz a sud e dal mar Caspio a est, all’Iberia ad ovest. Questo stato era condiviso da diverse etnie principalmente turcofone, caucasiche e iraniche e, nello specifico, nella regione montana del Karabakh, chiamata Artsakh (o secondo alcune fonti antiche Orkhistena), vivevano Gargari, Uti, Unni, Cazari e Basili, alcuni dei quali ancora oggi presenti nel territorio.
Dal 313 l’Albània Caucasica adottò come religione il Cristianesimo e questo permise allo stato di rimanere indipendente fino al VIII secolo. Infatti, dall’invasione araba lo stato transcaucasico diventa islamico, tranne nell’Artsakh dove la popolazione riuscì a mantenere la propria religione grazie alla forte influenza dell’Impero bizantino nel Caucaso meridionale, il quale istituì la Chiesa albàna caucasica.
Tra il IX e il XIV secolo il Karabakh è stato parte di stati governati dai Sagidi, Salaridi, Sheddadidi, Atabeghi e Gialairidi. Solo dal XII secolo la regione venne rinominata con il nome di Qarabağ, ma solo dal XV secolo inizia a far parte del primo stato azerbaigiano che si chiamava Garagoyunlu poi diventato Ak Koyunlu. In questo periodo il reggente del Garagoyunlu conferì alla stirpe dei Jalalidi (che governarono la regione fino alla fine del XV) il titolo di melik, ossia di reggente. È interessante sottolineare che la dinastia azera ha fatto ricorso ad un titolo nobiliare tipicamente armeno, a riprova della forte commistione tra le due culture in questo periodo.
Dal XVI secolo la dinastia Safavide prende il controllo di tutto il territorio del Karabakh, fino alla metà del XVIII secolo quando nell’antica Albània Caucasica si formarono dei khanati tra i quali c’era il khanato del Karabakh. Questo khanato era popolato da azerbaigiani musulmani e da albàni caucasici cristiani.
La Transcaucasia al centro degli interessi delle potenze mondiali
Dalla fine del XVIII fino agli inizi del XIX secolo la Transcaucasia diventò territorio di scontro fra la Russia, l’Iran e l’Impero Ottomano. Alcuni territori si difesero fino alla fine, altri invece furono costretti ad accettare dei patti di vassallaggio. Tra questi, il Karabakh passò sotto il controllo della Russia il 4 maggio del 1805. Secondo fonti russe del 1810 nel Karabakh vivevano circa 9500 famiglie azerbaigiane e 2500 armene.
Ed è proprio in questo periodo che iniziano ad originarsi le ragioni che porteranno poi al conflitto. Il territorio transcaucasico prima della conquista russa faceva parte dell’Impero Ottomano, che proteggeva chiunque fosse musulmano creando i cosiddetti khanati – equiparabili a regioni indipendenti, rette da un sovrano autonomo chiamato Khan. Tutte quelle popolazioni che non godevano di grande protezione all’interno dell’Impero Ottomano invece, sostennero l’avanzata russa. Tra queste ultime vi erano anche gli armeni che speravano così di poter ottenere un territorio dove istituire uno stato armeno indipendente.
Le varie battaglie che ne conseguirono però, portarono a un’emigrazione di massa di armeni dall’Iran e dall’Impero Ottomano verso i nuovi territori conquistati. Secondo lo storico russo Shavrov, tra il 1828 e il 1830 furono trasferiti 40.000 armeni dalla Persia e 84.000 dall’Impero ottomano. La seconda “ondata” di armeni arrivò dopo la guerra tra Turchia e Russia del 1877-1879, periodo nel quale si verificò una deportazione di massa degli armeni verso la Russia.
La popolazione armena venne sfruttata da tutte le maggiori potenze dell’epoca: la Russia si serviva degli armeni ortodossi per avere uno sbocco verso Sud per il Mediterraneo, così da bloccare il passaggio verso l’India alla Gran Bretagna; la Gran Bretagna faceva appello agli armeni protestanti nel tentativo di ottenere un passaggio migliore verso l’India; infine la Francia si serviva degli armeni cattolici per proteggere i propri interessi nel Medio Oriente.
Finita la guerra russo-ottomana venne firmato il trattato di pace di Santo Stefano il 3 marzo del 1878. La Russia fece inserire una clausola con la quale gli ottomani erano costretti a riformare i vilayet (province dell’Impero Ottomano) dove vivevano gli armeni aggiungendo la condizione che le truppe russe sarebbero rimaste a difesa dei territori occupati fino a che dette riforme territoriali non venivano messe in atto. Questa dura presa di posizione russa non fu ben accolta dai britannici, che la percepivano come minaccia diretta ai propri interessi nel Vicino Oriente. La clausola fu dunque rettificata in peius: nei territori dove si trovavano gli armeni furono stanziate le truppe di tutte le grandi potenze partecipanti al congresso di Berlino.
Gli armeni, nel tentativo di ottenere la salvezza ed un territorio sul quale costituire un nuovo stato armeno, rifiutarono l’appoggio russo e si affidarono alla Gran Bretagna. La superpotenza però, una volta ottenuta l’isola di Cipro dalla Turchia, non si curò più degli armeni e questi rimasero bloccati ed isolati in Transcaucasia senza vedersi riconosciuto nessuno stato.
La nuova realtà transcaucasica
In reazione al tradimento inglese, fu creato il partito Hunchak (Campana) nel 1887 a Ginevra, basato sui principi marxisti e composto esclusivamente da armeni provenienti dalla Russia. Successivamente nel 1890 a Tbilisi venne fondata la Federazione dei rivoluzionari armeni conosciuta come Dashnak, di stampo tipicamente socialista. Queste due organizzazioni avevano come obiettivo quello di creare nelle sei province orientali dell’Impero Ottomano uno stato unico di matrice socialista che si sarebbe chiamato Armenia Turca, ma questo era solo l’inizio: infatti l’obiettivo finale era quello di riconquistare i vecchi territori del Regno di Armenia del I secolo a.C.
Dal momento che i Dashnak erano un gruppo terroristico, per raggiungere questo obiettivo gli stessi non esitavano ad usare la forza nei confronti di chiunque si fosse opposto. Non avendo avuto fortuna in Anatolia, i Dashnak si spostarono in Transcaucasia: iniziarono allora i primi scontri con gli azerbaigiani, grandemente supportati dalle forze russe che cercavano così di estendere il loro potere.
Le prime violenze si verificarono a Baku il 6 febbraio del 1905 e continuarono anche l’anno successivo in altre regioni, coinvolgendo tutte le popolazioni transcaucasiche – armeni inclusi. Questo clima di violenza si propagò fino al Nagorno Karabakh, dove vi furono dai 3100 alle 10000 vittime a seconda delle fonti, ma principalmente si trattava di musulmani.
Prima della Prima Guerra Mondiale i politici armeni dell’Anatolia si erano di nuovo schierati dalla parte della Russia, nella speranza che la stessa li aiutasse a creare un’Armenia indipendente – desiderio questo supportato anche dal Dashnak. Durante la Prima Guerra Mondiale, la Russia fu affiancata dall’esercito armeno – arruolato direttamente dal Dashnak e radunante tutti i dissidenti armeni dell’esercito ottomano. A questo punto l’armata turca retrocesse ed il ministro degli interni ottomano reagì emanando un mandato d’arresto nei confronti di tutti i leader politici armeni ed ordinandone la deportazione al di fuori dei territori dell’impero ed il sequestro di tutte le armi, in modo da prevenire scontri tra armeni e musulmani. Conseguentemente l’Impero Ottomano deportò l’intera popolazione armena in reazione all’invasione armena della città di Van, il 1° giugno 1915.
La rivoluzione di febbraio del 1917 portò alla creazione della Repubblica Federale Democratica Transcaucasica che comprendeva Georgia, Armenia e Azerbaigian. Il territorio veniva interamente gestito dalla nascente nuova Russia.
Il Dashnak riuscì ad infiltrarsi non solo all’interno della rivoluzione sovietica ma anche nella capitale azerbaigiana, iniziando a collaborare con la Comune di Baku, partito socialista che aveva portato gli ideali della rivoluzione nel Caucaso. Quest’ultimo partito, in quanto portatore degli ideali sovietici, era contrario a qualsiasi imposizione religiosa e quindi si opponeva al Musavat, partito che cercava di difendere il popolo musulmano in Azerbaigian e che rivendicava l’autonomia dalla Russia.
La Comune di Baku non riuscì ad ostacolare la nascita di una nuova repubblica proclamata il 28 maggio 1918. Infatti la repubblica di Azerbaigian venne costituita grazie all’aiuto dell’Impero Ottomano, che liberò il paese dai bolscevichi, dal Dashnak e dai socialisti. Successivamente le truppe inglesi sostituirono quelle ottomane, riconoscendo il territorio del Nagorno Karabakh come parte integrante del territorio azerbaigiano. Nello stesso giorno in cui si costituiva la prima repubblica azerbaigiana, anche l’Armenia si rese indipendente. Il 26 agosto 1919 l’assemblea armena del Nagorno Karabakh riconobbe ufficialmente il governo azerbaigiano, a patto che gli venisse garantita l’autonomia culturale all’interno della regione. La firma dell’accordo fu uno dei primi motivi di scontro tra i due paesi per la contesa del Nagorno Karabakh.
Ad aumentare i motivi di conflitto fu la mancanza di indipendenza, dal momento che tutte le repubbliche che si erano costituite durante questo periodo non vennero riconosciute dagli alleati fino al 1920 perché sostenevano l’idea di una Russia unita e indivisibile solo se liberale, invece la questione armena era un problema dell’Impero Ottomano. Solo quando Kemal Ataturk stava per costituire la nuova Turchia e i bolscevichi erano vicini alla vittoria, gli alleati riconobbero de facto le tre repubbliche, e tra queste solo la Georgia venne riconosciuta de jure il 27 gennaio 1921.
Dopo l’annessione della Transcaucasia all’URSS, il territorio fu diviso in diverse repubbliche socialiste e soprattutto venne costituita la regione autonoma del Nagorno Karabakh all’interno del RSS azerbaigiano, poiché vi erano ancora molti scontri tra azerbaigiani e armeni. I popoli all’interno della regione autonoma convivevano senza problemi – dato che quello, come abbiamo visto, era sempre stato un luogo di incontro tra varie culture – ma i due stati continuavano una lotta senza fine.
Durante tutto il periodo del controllo sovietico, la RSS armena tentò varie volte di richiedere il controllo del Nagorno Karabakh, ma senza alcun risultato. Per lo stato centrale infatti, non c’era nessun motivo valido per modificare l’assetto della sfera di influenza, anche perché all’interno della regione autonoma venne mantenuto l’armeno come lingua ufficiale. Infatti, nella NKAO i media garantivano trasmissioni radio e televisive in armeno.
Dal 1987 la questione del Nagorno Karabakh tornò alla luce dopo l’espulsione forzata degli azerbaigiani da parte dell’Armenia. Questo nuovo episodio portò di nuovo alla violenza e soprattutto ad una guerra senza confini che ancora oggi si rianima e viene sedata ogni volta a seguito di un intervento esterno. L’RSS armeno aveva nuovamente richiesto allo stato centrale l’annessione della NKAO per salvare la popolazione armena ottenendola nel 1989, invano poiché nello stesso anno assistiamo al crollo dell’URSS.
I due punti di vista
I due stati nel giustificare le ragioni della riaccensione delle tensioni, ricorrono sempre a motivazioni che variano dalla componente culturale alla politica, dalla storia alla geografia, spesso senza arrivare a una soluzione reale e senza dare pace a una terra che sembra destinata a vivere in perenne conflitto.
In un discorso del 23 giugno 2004 davanti all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa Robert Kocharjan, ministro armeno, dichiarò:
il Karabakh non è mai stato parte dell’Azerbaigian indipendente. Durante il crollo dell’Unione Sovietica si formarono due stati distinti: la Repubblica dell’Azerbaigian, sorta sul territorio della RSS dell’Azerbaigian, e la Repubblica del Nagorno Karabakh, sorta sul territorio della Regione Autonoma del Nagorno Karabakh. L’origine di tali stati ha una base giuridica simile ma da quel momenti in poi l’integrità nazionale dell’Azerbaigian non ha niente in comune con la Repubblica del Nagorno Karabakh.
D’altra parte gli azerbaigiani riportano una serie di concetti giuridici che contrastano quelli armeni.
Entrambi gli schieramenti quindi, non propongono soluzioni per “distendere gli animi” e dare al Nagorno Karabakh la pace che si merita dopo quasi 100 anni di continui scontri, che hanno causato migliaia di morti tra i civili. Ad oggi lo scontro iniziato nel settembre 2020 è concluso ma, come abbiamo visto, la miccia del conflitto potrebbe riaccendersi da un momento all’altro, specie perché l’accordo di pace siglato agli inizi di novembre – grazie all’intervento della Russia – sembra più essere una tregua momentanea ed è servito principalmente per ristabilire l’influenza russa sul territorio.
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