Marielle Franco, all’anagrafe Marielle Francisco da Silva, è stata una politica, sociologa ed attivista dei diritti umaniche ha ricoperto il ruolo di consigliera del municipio di Rio de Janeiro fino al suo omicidio, nel 2018. Le sue battaglie al fianco delle categorie più emarginate della società brasiliana odierna hanno favorito la sua rapida ascesa nello scenario politico del Paese ed in quello internazionale, soprattutto grazie al suo attivismo per i diritti delle donne, delle persone di colore, degli abitanti delle favelas e della comunità LGBTQ+. Tuttavia, le idee di Marielle, inserite nelle dinamiche della politica brasiliana, devono aver minacciato profondamente coloro che, tre anni fa, hanno ordinato la sparatoria che le ha tolto la vita.
Le origini di Marielle Franco
Nata nel 1979 a Maré, Rio de Janeiro, da una famiglia di origini afroamericane, Marielle Franco cresce affrontando tutti gli svantaggi della sua categoria sociale. Maré è infatti un complesso, un cluster, di sedici slum (favelas) di Rio de Janeiro, che ospita decine di migliaia di persone con difficoltà economiche e sociali. Le forti disuguaglianze di ricchezza presenti in Brasile si percepiscono qui più che altrove, concretizzandosi in una forte e diffusa difficoltà di accesso ai servizi della sanità, al lavoro ed all’istruzione.
Franco studia in una scuola pubblica serale fino al diploma. Impossibilitata ad accedere direttamente all’università, si iscrive quindi ad un esame di ammissione preliminare, ma è presto costretta ad abbandonare quella strada perché, come succede spesso alle ragazze delle favelas brasiliane, resta incinta a diciotto anni.
Per tre anni Marielle Franco mette da parte la sua carriera accademica per dedicarsi unicamente alle cure della figlia abbandonata dal padre finché, nel 2002, non entra nella Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro. È proprio in questi anni che l’attivismo politico di Franco inizia a definirsi a favore di una società più inclusiva e giusta per tutti i brasiliani.
“Lotta come Marielle”
La società brasiliana di oggi, oltre a presentare un forte divario di ricchezza, è anche molto variegata. La presenza di molte etnie, tuttavia, coincide con una distribuzione della ricchezza non equa, che vede i brasiliani bianchi ai vertici dell’economia del Paese, lasciando gli afroamericani e le minoranze culturali a “gonfiare” le schiere degli svantaggiati che abitano gli estesi slum qui presenti. Questi conglomerati urbani si caratterizzano per una forte insicurezza a causa delle bande criminali che vi abitano. Spesso, in risposta a ciò, le autorità locali promuovono incursioni armate di forze di polizia che esercitano violenze e commettono arresti per mantenere l’ordine pubblico.
La sicurezza delle favelas è il primo e maggiore tema affrontato nel discorso politico di Marielle Franco. Nel 2006 promuove una campagna a favore dell’istruzione dei giovani abitanti degli slum, richiedendo uno spostamento di fondi pubblici dal settore della sicurezza a quello dell’educazione. Lo stesso anno, Franco si avvicina alle idee politiche di Marcelo Freixo e del Partido Socialismo e Liberdade (PSOL), promuovendo il diritto alla vita di tutti, soprattutto degli abitanti delle favelas. Nel 2009 i due funzionari pubblici entrano a far parte della Commissione per i diritti umani dell’Assemblea Legislativa di Rio de Janeiro, e dal 2012 a Marielle Franco viene assegnato il coordinamento della Commissione stessa.
La figura di Marielle Franco debutta così nella sfera politica del Brasile. Un’unica persona si faceva portavoce delle necessità di un ampio ventaglio di gruppi sociali: gli abitanti delle favelas, le donne, le minoranze etniche e le persone LGBTQ+, e le rivendicava attraverso la sua politica “gentile”. Non era una persona qualsiasi: era una giovane donna afroamericana, bisessuale ed originaria della maggiore favela della città.
Come politica ed attivista, ha condotto una campagna senza sosta contro la spirale di violenza della polizia nelle favelas della città. Le sue azioni volte a favorire l’emancipazione delle donne e ad incentivare una migliore rappresentanza politica hanno ispirato i movimenti femministi che, con lo slogan “lute como Marielle Franco” (lotta come Marielle Franco), onorano il coraggio con cui questa donna ha portato avanti la battaglia per i diritti umani nel suo Paese.
Uno dei suoi progetti di legge, denominato “se è legale deve essere reale”, si propose di potenziare i reparti maternità degli ospedali e dei centri di riferimento, evidenziando una scarsa applicazione della legge del 1940 che legittima l’aborto in determinati casi:
- Quando la donna è in rischio di vita;
- Se la gravidanza è conseguente ad una violenza sessuale;
- Quando il feto è anencefalico.
L’impossibilità di abortire è infatti una delle cause dell’alta mortalità materna presente tra le donne brasiliane, in particolare tra le donne nere, con un basso reddito ed originarie della periferia.
Martire di una guerra senza fine
Marielle Franco è stata una leader sociale, si è battuta per la giustizia e l’uguaglianza, l’inclusione e la solidarietà, la bellezza della diversità. La sua brillante carriera si è brutalmente interrotta il 14 Marzo 2018, quando quattro colpi di pistola hanno raggiunto lei ed il suo autista, sulla strada di ritorno da un raduno di giovani attivisti neri. Finisce a 38 anni la vita di Marielle Franco, una persona le cui idee hanno appassionato il Brasile ed hanno fatto sperare la popolazione costituente gli strati svantaggiati della sua società in un futuro migliore.
L’attivismo di Marielle le è valso molti nemici potenti. Ha condannato l’impunità che circonda le uccisioni extragiudiziali di giovani neri da parte delle forze di sicurezza e, due giorni prima della sua uccisione, aveva denunciato il ruolo della polizia nell’uccisione di un giovane uomo di colore di nome Matheus Melo. Era una delle principali critiche della gestione delle forze di polizia a Rio de Janeiro ed era a capo di una commissione cittadina incaricata di monitorarne gli interventi.
Le indagini ancora in corso vengono svolte sotto massima riservatezza. Intanto, alla presidenza del Brasile è salito Jair Bolsonaro, personaggio politico dalle aperte idee misogine e razziste che non ha mai rilasciato dichiarazioni sul caso. Il 12 marzo 2019 due uomini accusati di aver ucciso Marielle e Anderson sono stati sottoposti a detenzione preventiva, ma da allora sembrano essere stati compiuti pochi progressi nel chiarire le circostanze che circondano gli omicidi, chi li ha ordinati e perché. Alcune testate giornalistiche sostengono un coinvolgimento della famiglia Bolsonaro, ma è presto per esserne certi. Ciò che è sicuro è che l’assassinio della consigliera di Rio è stato mirato, un’esecuzione a chiaro sfondo politico.
Poco prima della sua morte, Marielle chiedeva: “Quanti altri dovranno morire prima che questa guerra finisca?“.
Il nome di Marielle Franco si aggiunge alla lista di coloro che sono morti per difendere i diritti umani, ma la sua battaglia non si fermerà. La sua compagna Mônica Benício, con la quale avevano pianificato le nozze per il settembre di quel fatidico 2018, ha recentemente ottenuto il posto da consigliera di Rio precedentemente occupato da Marielle .
La voce di Marielle Franco non è stata quindi silenziata, e noi di Large Movements uniamo la nostra al coro che chiede giustizia per la sua morte, per questo brutale attacco alla democrazia.

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