Quanto avvenuto ad inizio anno 2020 in Algeria è stato un vero e proprio “campanello di allarme” per la comunità internazionale. Un ingente flusso migratorio è stato registrato in Italia, in particolare sulle coste della Sardegna meridionale, proveniente proprio dal territorio algerino.
A renderlo noto alla comunità internazionale ed europea sono state delle interrogazioni parlamentari (in particolare: E-002954/202; E-004214/2020), provenienti da differenti partiti.
Andando a ritroso ed analizzando la situazione politica e sociale interna dell’Algeria, la questione relativa alla libertà di religione o credo ed alla protezione delle minoranze religiose è diventata, con il passare del tempo, insostenibile per la popolazione.
Cosa è successo negli ultimi anni in Algeria, in particolare alle minoranze religiose?
QUADRO POLITICO E SOCIALE
In Algeria, se si parla di situazione politica e sociale, è evidente come la volontà generale della comunità internazionale sia quella di creare uno Stato più inclusivo. Il fine è quello di cambiare ed adattare le prassi nazionali in materia di libertà fondamentali agli standard internazionali, ma il governo algerino non è della stessa opinione.
Nel 2019 movimenti di protesta hanno tentato di rovesciare l’ordine precedente riuscendo ad eleggere un nuovo presidente, Abdelmadjid Tebboune, ed a promulgare una nuova costituzione. Nonostante questo passo avanti nello sviluppo democratico e sociale del paese, le tutele e le garanzie di rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti politici sono ancora lontane dall’essere definite e protette.
Tra le libertà fondamentali più violate ci sono la libertà di religione o credo e la protezione delle minoranze religiose.
I cristiani algerini da sempre convivono con la popolazione musulmana pacificamente. Ma il governo nazionale non considera invece altrettanto pacificamente la presenza cattolica sul territorio algerino.
I cristiani – principalmente coloro di credo protestante – parte dell’Evangelical Protestant Association (EPA), si trovano in affanno, a causa della privazione dei loro diritti fondamentali connessi al credo religioso, come evidenziato dal Religious Freedom Institute, nel Cornerstone Forum circa Algeria’s Opportunity for Freedom.
Il governo locale, infatti, ha da sempre esercitato una sorta di potere coercitivo sulle chiese cristiane di tutto il Paese, arrivando ad imprigionare i fedeli.
QUADRO NORMATIVO
Il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), che l’Algeria ha ratificato, istituisce un obbligo in capo ai governi di garantire la libertà di religione, di pensiero e di coscienza di ogni persona sul territorio nazionale. Vale la pena sottolineare che gli articoli 18 e 27 del ICCPR statuiscono che queste libertà trovano applicazione anche nei confronti delle minoranze religiose, spesso abbandonate.
In altre parole, quindi, le disposizioni del patto mirano a garantire a tutti la possibilità di esercitare liberamente la propria religione o credo in ambienti pubblici e privati, singolarmente od a livello comunitario. Dette norme pertanto, si dovrebbero applicare anche ai cristiani algerini.
Nella Costituzione dell’Algeria la libertà religiosa è esplicitata e protetta, ma, allo stesso tempo, è affermato che “questa libertà deve essere esercitata nel rispetto della legge“.
La Legge 06-03 a cui si fa riferimento nella Costituzione è quella del 28 febbraio 2006, emanata dopo le numerose vicende legate alla violenta guerra civile che ha investito l’Algeria.
Il sopracitato testo legislativo tenta di controllare e limitare il culto per tutti coloro che non sono di fede musulmana, come analizzato anche da Human Rights Watch. In particolare, si riferisce a specifiche pratiche, come quella dei culti collettivi e del proselitismo.
I culti collettivi vengono limitati dalla legge ad alcuni luoghi, solo dopo aver ottenuto un via libera delle Commissioni nazionali che si occupano delle pratiche religiose. La legge statuisce inoltre che dette concessioni vengono garantite solo ad organismi religiosi giuridicamente riconosciuti dal governo algerino.
Per quanto riguarda il proselitismo cristiano, questo è considerato un vero e proprio reato penale, punito con una sanzione pecuniaria e la reclusione. Queste sono misure che vengono principalmente attuate nel momento in cui detto proselitismo viene perpetrato nei confronti di un fedele musulmano, essendo una pratica altamente condannata anche dalla religione musulmana stessa.
La legge ha creato un sistema secondo il quale le chiese locali, per ottenere l’identità legale e quindi esercitare la propria fede sul territorio, dovrebbero presentare una petizione ad un Comitato ad hoc. Il Comitato a sua volta ha facoltà di concedere o meno l’autorizzazione e di porre delle limitazioni in maniera tale da “non intaccare” in nessun modo la fede principale del Paese: l’Islam.
Nel 2012, solo sei anni dopo l’emanazione della legge sopra in commento, ne è stata emanata un’altra volta a limitare ulteriormente l’identità legale dei cristiani algerini, i quali sono stati obbligati così a doversi registrate per poter continuare a professare “liberamente” la loro fede.
La situazione non è migliorata con il passare degli anni.
Il governo, infatti, ha ostacolato e perseguitato tutti i cristiani algerini presenti sul territorio a partire dalle violentissime persecuzioni perpetrate nei loro confronti negli anni ‘90, che hanno generato instabilità nella popolazione e destato altrettanta preoccupazione nella comunità religiosa ed internazionale.
Ad oggi, come abbiamo visto, la situazione non risulta particolarmente migliorata, e sempre meno fedeli frequentano le Chiese per paura di ritorsioni da parte delle autorità locali. Ritorsioni queste, attuate soprattutto nei confronti dei cristiani protestanti, che trovano fondamento legale proprio nella legge del 2006 sopra citata.
Conseguentemente, il governo algerino ha deciso di trasformare molte di queste Chiese – ormai abbandonate – in moschee e, dal 2018, ha avviato una vera e propria campagna nazionale per invitare alla chiusura di tutte quelle protestanti.
La popolazione algerina combatte da anni questa situazione di instabilità sociale che ha portato all’oppressione alla quale si assiste al giorno d’oggi. Integrazione sociale e convivenza religiosa, infatti, potrebbero diventare i cardini dello Stato algerino, se non ci fosse un quadro normativo così categorico in materia di libertà delle minoranze religiose.
Lo sviluppo e l’adeguamento dell’Algeria nel contesto internazionale di tutela delle minoranze religiose sarebbe sicuramente un valore aggiunto per le comunità, che vedrebbero diminuire i conflitti su base religiosa, che ad oggi esistono.
SITUAZIONE ATTUALE
Come abbiamo visto, l’instabilità religiosa si riflette in instabilità sociale ed è la causa di anni di conflitti interni al Paese. Questo spinge i perseguitati alla fuga, soprattutto tramite il Mar Mediterraneo.
La violazione della libertà religiosa diventa dunque, nel contesto dell’Algeria, il motore principale delle migrazioni.
Dal fallimento della sua tutela e protezione nascono problemi non solo sociali, ma anche politici, militari, di sicurezza, ma soprattutto internazionali.
La preoccupante situazione in Algeria allarma la comunità internazionale europea, che riconosce nel contesto interno instabile, la causa principale delle migrazioni da questo paese.
La vera sfida per il governo algerino sta nell’attuare delle riforme che integrino i diritti umani fondamentali nel sistema statale. Questo implica una completa revisione della carta costituzionale algerina, puntando ad un allineamento con gli standards internazionalmente riconosciuti.
La riapertura dei luoghi di culto cristiani viene annoverata tra le misure principali che il governo potrebbe attuare per avviare un vero percorso di integrazione religiosa di tutte le fedi presenti sul territorio algerino.
L’azione fondamentale che il governo dovrebbe implementare è sicuramente concedere un’identità legale ben definita alle Chiese cristiane, in modo tale da poter finalmente garantire ai cristiani algerini una vera libertà di culto e non costringerli a dover abbandonare la propria nazione solo per poter professare liberamente la propria fede.
Se ti è piaciuto l’articolo, CondividiCi!