Nel contesto della guerra civile e della conseguente transizione verso la pace che sta avendo luogo in Colombia, le donne hanno assunto un ruolo tutt’altro che marginale. Sia come protagoniste che come vittime delle violenze, le colombiane hanno certamente influenzato l’andamento del conflitto, e dunque si sono attivamente ritagliate uno spazio al tavolo dei negoziati di pace. Questo risultato è stato raggiunto soprattutto grazie al contributo di decenni di dibattiti e analisi dell’argomento portati avanti a livello globale in seno all’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Donne, pace e sicurezza
La questione di genere si è fatta strada nei dibattiti sui diritti umani e, più in generale, sullo sviluppo sostenibile delle nazioni negli ultimi decenni. Le principali organizzazioni internazionali hanno deciso di adottare un approccio di genere in relazione agli ambiti più vari, che fino ad allora non avevano mai avuto specifiche menzioni sulla donna. Recenti studi hanno evidenziato come, nel contesto della ricostruzione post-bellica, la partecipazione femminile risulta significativa nel rendere la pace più stabile e duratura. Anche il recupero economico e sociale della comunità trae beneficio dall’integrazione della donna e dalla sua partecipazione politica. A supporto di ciò, vengono creati strumenti come il “Women, Peace, and Security (WPS) Index” che misura e classifica il benessere della donna in ciascun Paese.
Anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2000, ha riconosciuto la centralità del ruolo delle donne per la ricostruzione delle società post-conflitto. Con l’istituzione e l’approvazione di sette risoluzioni sulle donne (che trattano della pace e della sicurezza) e la stesura delle raccomandazioni del Comitato Cedaw, si crea il quadro di riferimento che i Paesi devono consultare e adottare per poter raggiungere una pace sostenibile e inclusiva. La partecipazione femminile non solo assicura alle donne la restituzione dei diritti violati durante il conflitto, ma contribuisce alla trasformazione strutturale della società verso la democrazia partecipativa e la sicurezza di tutti i cittadini.
L’approccio di genere nell’accordo di pace in Colombia: il ruolo delle donne
Durante il conflitto che per decenni è intercorso tra il governo colombiano e il gruppo di guerriglia FARC-EP, le donne sono state protagoniste in vari modi. Esse hanno combattuto tra le fila del gruppo rivoluzionario (basti pensare alla guerrigliera “Negra Karina”, considerata una delle più agguerrite combattenti e che adesso partecipa attivamente al processo di pace). Ma soprattutto le donne colombiane hanno subito il conflitto sulla loro pelle, tramite le violenze sessuali, o vedendosi costrette a fuggire dalle proprie case con i figli a carico. La questione di genere nel conflitto non è stata un evento isolato. Si stima infatti che tra il 1958 e il 2016, il 54% delle vittime e più della metà degli sfollati a causa del conflitto siano state donne, mentre tra le 25 e le 26 mila abbiano subito violenze sessuali.
In linea con le raccomandazioni del Comitato Cedaw, la fine del conflitto in Colombia è diventata un’opportunità per le donne vittime di diventare costruttrici di pace. Nel 2014, durante i negoziati, viene così inaugurata la prima sottocommissione di genere in un processo di pace. Questo specifico ramo della commissione si occupa di integrare misure specifiche per migliorare la vita delle donne in tutti i punti all’ordine del giorno. Formata da rappresentanti del governo nazionale e delle FARC, la sottocommissione inserisce la prospettiva delle donne dentro l’accordo stesso, tramite la gestione di 18 organizzazioni specializzate nei diritti delle donne e della comunità LGBT+, nonché da 10 ex guerrigliere di varie nazionalità e 10 esperte di violenze sessuali. Come risultato, dal 2014 il 60% delle vittime che ha presentato testimonianza alla commissione a L’Avana, dove si sono svolti i negoziati, sono state donne.
L’approccio di genere, quindi, viene attuato in tutte le parti dell’accordo di pace, attraverso più di cento misure specifiche e andando a delineare otto assi tematici. La parità di accesso alla proprietà rurale tra uomini e donne e la garanzia dei diritti dei lavoratori agricoli con diverso orientamento sessuale e/o identità di genere vanno ad inserirsi nella Riforma Rurale Integrale. La partecipazione politica e rappresentativa delle donne è garantita tramite misure di prevenzione dei rischi specifici che queste possono incontrare nel loro operato all’interno degli organi decisionali creati dagli accordi. L’accesso alla verità, alla giustizia e alla riparazione dei crimini commessi durante il conflitto è consentito anche e soprattutto alle donne, che più di tutti hanno fatto ricorso alla Commissione della Verità. La vittimizzazione di genere è stata riconosciuta pubblicamente in tutte le sue modalità tramite il rafforzamento delle organizzazioni femminili e del loro operato verso la partecipazione politica e sociale.
L’accordo di pace, nel suo approccio di genere, ricerca dunque la parità e l’universalità come caratteristiche della transizione verso la pace e della società colombiana post-conflitto. La sottocommissione agisce concretamente nel processo di pace tramite l’allocazione di risorse e la regolamentazione del principio di alternanza all’interno di partiti ed organi autonomi. Per quanto riguarda la violenza di genere, vengono instaurate diverse forme di prevenzione e protezione della donna, oltre a misure contro l’impunità dei crimini di guerra. Tramite questi interventi, l’accordo e la commissione ambiscono allo sviluppo di una pace sostenibile, stabile e duratura.
La donna colombiana oggi
Nonostante questo notevole passo in avanti contro la discriminazione di genere, la donna in Colombia non è ancora considerata al pari dell’uomo. Nel sopracitato WPS Index, nel 2019 la Colombia ha totalizzato un punteggio di 0.691 su una scala da 0 a 1 (dove 1 rappresenta il massimo livello di inclusione), classificandosi 104esima al mondo. La partecipazione politica femminile, ostacolata da vincoli economici insormontabili per molte, è scarsa a tutti i livelli: dal municipio delle singole città al Congresso. Le stime ancora troppo alte di violenza di genere fanno luce su una società che, nonostante i buoni propositi, fatica a distaccarsi dalla patriarcalità (o machismo) radicata al suo interno.
Soprattutto nelle aree rurali i livelli di insicurezza di genere restano elevatissimi, superati solo da quelli affrontati dalle difenditrici dei diritti umani, i quali tassi di vittimizzazione crescono ulteriormente durante la quarantena imposta dal propagarsi del nuovo coronavirus. In questo contesto è preoccupante la normalizzazione di questo tipo di violenza: in Colombia la testimonianza di una donna contro il suo aggressore non è considerata legittima. Sull’impunità di genere l’attivista locale Francy L. Jaramillo Piedrahita sostiene che “qui è più probabile che un uomo venga processato per aver rubato un pollo che per aver stuprato una donna.”
Inoltre, l’implementazione dell’accordo di pace sta proseguendo a rilento, con solamente la metà delle disposizioni di genere che si sono attivate. La minaccia di regressione alle armi rischia di vanificare l’importanza istituzionale del trattato e della società pacifica e sostenibile che questo intende costituire.
Tuttavia, l’approccio di genere dovrebbe andare oltre queste sfide. Le donne hanno dimostrato di essere agenti di cambiamento e dovrebbero avere l’opportunità di lavorare ancora di più per raggiungere questo obiettivo. Rendendole protagoniste non solo della pace, ma anche della democrazia e dello sviluppo, le donne colombiane riacquisterebbero la propria dignità nella società e potrebbero apportare il loro fondamentale contributo verso l’uguaglianza e la sicurezza della Colombia.
Fonti e approfondimenti:
- Cinco Claves para un Tratamiento Diferencial de la Violencia Sexual en los Acuerdos sobre la Justicia Transicional en el Proceso de Paz, “Equidad de genero y derechos de las mujeres en el Acuerdo final de paz”
- https://colombia.unwomen.org/es/como-trabajamos/paz-y-seguridad
- Georgetown University’s Institute for Women, Peace and Security, The Peace and Research Institute Oslo (PRIO), “Women Peace and Security Index 2019-2020”